Nadia Muratore
da Fossano (Cuneo)
Un attacco al futuro dello Stato. È questo il significato più agghiacciante dell'attentato contro la caserma degli allievi carabinieri, secondo Reggimento di Fossano. Due ordigni rudimentali sono esplosi, all'alba di ieri, Festa della Repubblica, davanti all'ingresso della scuola dell'Arma di via Centallo. La mano che le ha posizionate aveva l'intenzione di colpire, di uccidere e non solo per la quantità dell'esplosivo utilizzato, ma anche per i bulloni, le viti, le pietre contenute all'interno della bomba e che al momento della deflagrazione sono stati scagliati con violenza a oltre cento metri di distanza. Gli ordigni erano di tipo rudimentale ma, come ha detto il colonnello Mario Simeoni del comando provinciale di Cuneo, «chi li ha realizzati doveva essere uno con molta dimestichezza».
Le due esplosioni sono avvenute a distanza di venti, venticinque minuti l'una dall'altra: la prima è servita per attirare l'attenzione, per richiamare i militari sul posto. La seconda avrebbe dovuto centrare l'obiettivo e colpire con violenza chi si trovava vicino. Solo un calcolo dei tempi inesatto non ha trasformato l'attentato in una tragedia. Infatti i carabinieri della Compagnia di Fossano, al comando del capitano Carlo Emanuele Riccardi, dopo aver rilevato la prima esplosione, si sono allontanati, evitando così di essere colpiti dalla seconda esplosione. La bomba a orologeria stavolta era stata piazzata in un raccoglitore dei rifiuti. Il potenziale di questultima era molto più elevato rispetto a quello dell'ordigno esploso pochi minuti prima.
I due ordigni erano stati collocati uno all'interno di un portarifiuti e l'altro in una campana per la raccolta differenziata del vetro. È stato proprio l'ordigno nascosto nel cassonetto collocato al bordo della strada, davanti alla caserma, il primo a esplodere. Vista l'ora (la prima deflagrazione è avvenuta verso le tre e mezzo) per strada non c'erano persone il che ha evitato il peggio. È stato invece completamente disintegrato il portarifiuti in metallo che conteneva la bomba che è esplosa per ultima. Danneggiata in parte anche la cancellata di una casa che si trova a pochi centimetri dal raccoglitore.
A dare l'allarme è stato un vigile che abita nelle vicinanze. «Sono stato svegliato da un botto assordante - spiega Bruno Bo, comandante della polizia locale di Centallo, che vive a cento metri dalla caserma Allievi carabinieri -, ma non mi sono reso subito conto di quanto era accaduto. Poi sono sceso e in giardino ho trovato alcuni pezzi del cassonetto esploso. A questo punto sono corso dai carabinieri».
Dopo la seconda deflagrazione, i militari hanno richiesto l'intervento degli artificieri di Torino, al fine di accertare la presenza di altri eventuali ordigni. Sul posto si sono recati anche il comandante interregionale dei carabinieri, il generale Gianfranco Siazzu e il comandante regionale, il generale Saverio Cotticelli. Le due strade che costeggiano la struttura militare, che portano da Fossano a Cuneo, sono state chiuse al traffico per diverse ore, al fine di consentire i rilievi della scientifica. Gli inquirenti hanno sequestrato tutto il materiale trovato nell'area circostante il punto dell'esplosione, per cercare di individuare il tipo e la quantità di esplosivo utilizzato. Fino a ora non ci sono state rivendicazioni. Ma la pista sembra quella che porta a molti altri attentati simili. La pista anarchica. «Tutti le ipotesi sono valide - spiega gli investigatori -: da quella della bravata, la più improbabile, a quella che porta verso gruppi anarchici piemontesi».
La scuola allievi Carabinieri di Fossano (Cuneo) è quella intitolata al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. La struttura ospita 700 militari tra allievi, ufficiali e sottufficiali ed è un distaccamento della Scuola di Torino, la più antica d'Italia.
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