Riccardo Signori
nostro inviato a Budapest
L’ultimo poker è per una vie en rose. Due ragazze sul podio, novità assoluta per il nuoto italiano. Una, fino all’altro giorno, era soprattutto la fidanzata di Filippo Magnini: Francesca Segat, veneta razza Piave. E ieri si è tolta un peso dal cuore. «Ora finalmente parlerete di me come nuotatrice e non solo come la ragazza di Magnini». L’altra una farfallina napoletana di 18 anni: Caterina Giacchetti, cuore e anima a Pozzuoli. Accompagnano l’ultima giornata del nuoto, lasciando l’animo leggero che ti regalano le novità. Argento e bronzo nei 200 farfalla, dietro ad una delle donne pescecane di questo nuoto: Otylia Jedrzejczak, la polacca dal cuore tenero (ad Atene regalò la sua medaglia per un gesto di cuore, ma un iceberg contro cui infrangersi quando la incontri in piscina. Stessa fine per i soliti due dei 400 misti, costretti a scortar al traguardo Lazlo «il terribile» Cseh, l’enfant prodige di Budapest, un po’ pirata e un po’ artista, rapato e con bandana ma sempre un siluro d’acqua. Luca Marin e Alessio Boggiatto hanno ripetuto il risultato di due anni fa a Madrid, uno dietro l’altro armati, ma con quell’ufo davanti.
Ultime medaglie dell’Italia beatificata e santificata del nuoto, perché Alessia Filippi ha provato a chiudere come aveva aperto, ma nell’ultima vasca dei 400 stile libero è affondata. Laure Manaudou filava a tempo di record del mondo, lei si è infilata sul podio d’argento dai 250 ai 350 metri, poi ne è scesa negli ultimi 50 metri, forse stremata, forse stranita. Il suo europeo si è chiuso con il record italiano di questi 400 (4’08"43), cinque gare di fatica, due medaglie fra cui quell’oro iniziale che la ripaga di tutto, un paio di buchi nell’acqua, quello più cocente nei 200 dorso, dove poteva sbaragliare tutti. «Ma poco conta, chiudo con un sorriso e con questo record», ha tirato corto.
Dalla superwoman alle libellule: Francesca Segat e Caterina Giacchetti sono piccoline e leggere, occhi scuri per Francesca, pelle e occhi chiari per Caterina, quasi due scriccioli, ma con la determinazione delle donne forti. La Giacchetti ha rispolverato il gran rush finale che l’anno scorso, a Montreal, la portò a un passo dalla medaglia mondiale. Anche quella volta vinse Otylia, nonostante ci fosse una squalifica (non recapitata) in agguato. Caterina se n’è fatta una ragione: «Se uno pensa al passato non va avanti». Da qualche tempo ha buttato nel cestino anche la scaramanzia. «Tanti saluti al sale e ai suo riti». Studia al liceo classico, dice che tra il latino e il greco preferisce la filosofia. Appunto.
Altro mondo rispetto a quello della Segat, che ieri ha sospirato anche per un bacio dell’amato. «Quando gareggia lui io sono tesa, spero lo fosse anche Filippo». Magnini, per la verità, è comparso a complimentarsi dopo una buona mezz’ora dalla conclusione della gara. Non proprio un fidanzato modello, ma la Segat dev’esserci abituata. Ormai stanno insieme da oltre due anni. «E le riviste cominciano a parlare di gossip, delle donne per Magnini e così via. Non mi fa gran piacere. Ma fa parte del gioco», dice lei un po’ rassegnata anche nel giorno della sua gran medaglia. L’ha conquistata con una gara di resistenza e strategicamente perfetta: primi 100 metri prudenti, secondi cento alla riscossa. «Aspettavo da tanto una medaglia così, mi sono liberata da un peso. Posso dire: sono tornata, è una dedica per me». Quest’anno, a Shanghai, aveva già conquistato un argento mondiale in vasca corta. Questo ha altro sapore e cancella i brutti ricordi degli europei di due anni fa, quando le scopersero una forma di mononucleosi che portò debilitazione fisica e cattivi risultati alle Olimpiadi.
Nel giorno delle due farfalle, Alessio Boggiatto ha rispolverato la sua classe. «Se fosse piovuto me ne sarei tornato a casa - ha scherzato, ma non troppo -, invece sono sempre lì, mi diverto con uno spirito diverso».
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