Politica

Due famiglie nell’Unione: una in piazza con Pezzotta l’altra a casa con la Bindi

L’ex sindacalista e la scienziata Eugenia Roccella i portavoce del Family Day. Intanto il ministro conferma che non sfilerà

Roma - La Famiglia non è uguale per tutti. Due conferenze stampa convocate alla stessa ora, a distanza di pochi metri, per parlare dello stesso argomento: la cellula sui cui si fonda la società. Il modo di intenderla però e le idee su come sostenerla non coincidono. A Palazzo Chigi c’è il ministro competente, Rosy Bindi, che illustra la Conferenza nazionale che si terrà a Firenze dal 24 al 26 maggio e, ovviamente, difende il suo disegno di legge sulle convivenze, i Dico. A Montecitorio invece il Forum delle associazioni familiari, contrario ai Dico, presenta i due portavoce della manifestazione che si terrà il 12 maggio a Roma. Due laici si tiene a specificare: l’ex segretario nazionale della Cisl, Savino Pezzotta, ed Eugenia Roccella, figlia di Franco, che fu tra i fondatori del partito radicale. Una scelta, spiegano gli organizzatori del Family day (ovvero l’associazionismo cattolico) per ribadire che la difesa della famiglia sta a cuore a tutti e non soltanto ai cattolici.
«Non si può stravolgere la Carta costituzionale che agli articoli 29 e 30 spiega chiaramente che cosa si intende per famiglia, il nucleo fondante la società - dice Pezzotta -. È un valore che sta dentro la Costituzione repubblicana e dentro la nostra cultura. E fare oggi una battaglia per quel nucleo vuole dire impegnarsi contro le diseguaglianze». Pezzotta ritiene un errore attribuire intenti discriminatori alla manifestazione Più famiglia. «Non siamo omofobici e non siamo neppure contro il governo che però ha bisogno di essere sollecitato ad impegnarsi di più per la famiglia - osserva Pezzotta -. Se invece dei Dico il governo Prodi avesse presentato un disegno organico a sostegno dei nuclei familiari forse non ci sarebbe stato bisogno della manifestazione». Pezzotta non nasconde la delusione per un centrosinistra che ha mancato l’obbiettivo prioritario di cancellare le discriminazioni a danno della famiglia che, l’ex sindacalista non ha dubbi, è quella formata da un uomo, una donna e i loro figli. In piazza, conclude Pezzotta, scenderà la società civile. Ministri e politici saranno i benvenuti ma, puntualizza, «non vogliamo bandiere di partito».
E l’annunciata presenza dei ministri Clemente Mastella (Giustizia) e Giuseppe Fioroni (Istruzione) imbarazza sempre di più la maggioranza. Il vicepremier, Francesco Rutelli, ieri ha ribadito per l’ennesima volta che sarebbe meglio per i rappresentanti dell’esecutivo non manifestare ma il Guardasigilli non demorde. «Io sarei pronto a consegnare la lettere di dimissioni e il giorno dopo sarei a San Giovanni», taglia corto Mastella, che oltretutto ricorda come alcuni suoi colleghi abbiano partecipato a cortei di piazza a favore dei Dico.
Il presidente del Forum, Giovanni Giacobbe, ribadisce che la piazza sarà aperta a tutti coloro che liberamente condividano il manifesto che, tra l’altro, rappresenta «una bocciatura del ddl governativo». E aggiunge, a scanso di equivoci, che i sostenitori dei Dico non saranno ospiti graditi. Giacobbe auspica un «comportamento civile, nel rispetto della manifestazione» da parte di chi dissente.
Intanto pochi metri più in là il ministro Bindi, specifica di aver convocato per prima la stampa e parla di «felice coincidenza». Ma poi critica il manifesto del Forum perché secondo la Bindi lì si propone un contratto privato fra conviventi che rischia di essere «un vero e proprio matrimonio privato contrapposto al matrimonio pubblico». Il ministro spiega: «I Dico sono una regolamentazione delle convivenze di fatto, il contratto, invece, rappresenta un incontro tra due volontà».

Infine la Bindi trova «bizzarro che si convochi la piazza, dove sono previste 100mila persone, per proporre un modo alternativo per regolamentare le convivenze».

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