Saranno avanti nelle tecnologie, ma sulla vita di coppia sono alla scoperta dell’acqua calda. I sudcoreani hanno trovato conferma scientifica di quello che tutte le moglie italiane sanno: gli uomini si lamentano di più quando stanno male, anche solo per una banale influenza. La ricerca della Ajou University School of Medicine ha coinvolto ben 1.200 operai di 40 fabbriche sudcoreane e alla fine ha dimostrato la reale esistenza della «man flu» cioè dell'influenza maschile.
Che in soldoni significa questo: gli uomini reagiscono diversamente di fronte alla malattia, enfatizzando i sintomi e lamentandosi in modo eccessivo. Il virologo italiano, Fabrizio Pregliasco, conferma: il gentil sesso, con la febbre alta, si alza al mattino, prepara i bambini per la scuola, cucina pranzo e cena. E, se c’è tempo, si mette a letto nei ritagli di tempo. Il maschio con la febbre è stremato, dolorante e diciamola tutta, molto noioso. «Di sicuro gli uomini sono più piagnucolosi quando hanno l’influenza -ammette Pregliasco- non sono abituati al dolore e questa percezione negativa aumenta il loro stress». La conseguenza? «Cresce il cortisolo ematico, che abbassa le difesa immunitarie e fa circolare il virus più liberamente nell’organismo. Così colpisce più cellule e la sintomatologia diventa più pesante: un circuito vizioso». Insomma è il gatto che si morde la coda.
Dunque, che fare quando improvvisamente a un uomo sale la febbre, le ossa sono doloranti, il naso si chiude e arriva pure una tosse stizzosa? «Non deve farsi prendere dal panico – rassicura Pregliasco – ma vivere serenamente questa fase e curarsi senza imbottirsi troppo di medicinali». In pratica, bene aspirina e paracetamolo per abbassare la febbre alta, ma la temperatura deve rimanere a 37,5 gradi, non va abbattuta del tutto. La dieta mediterranea aiuta a guarire, i probiotici pure e, udite udite, gli esperti hanno rivalutato il brodo di pollo, quello che veniva usato dalle nostre nonne quando i farmaci erano ancora una roba per ricchi. «Contiene tante proteine digeribili – conferma l’esperto - che forniscono aminoacidi necessari a ricostruire le cellule danneggiate dal virus». Fino ad ora l’influenza ha messo a letto circa due milioni di italiani, il dato ufficiale della scorsa settimana è 1,7 milioni secondo la rete di sorveglianza Influnet, ma crescono di 350.000 unità in sette giorni.
Il picco è previsto tra due settimane e la stima dei malati viaggia tra i 2,5 ai 4 milioni di casi. Febbraio sarà il mese peggiore, dunque, ma a marzo la febbre diventerà solo un ricordo. Intanto le vittime legate al virus A crescono di giorno in giorno (siamo a quota 12) ma Pregliasco ricorda che rientra tutto nella normalità. «Si tratta di soggetti a rischio che purtroppo non si sono vaccinati. Ci si dimentica spesso che ogni stagione invernale muoiono per influenza circa 8000 persone di cui 1000 per complicazioni polmonari». Ma, a dispetto dei rischi, quest’anno la punturina ha richiamato poco.
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