Due nei hanno tradito un bandito ucraino ricercato in 200 paesi

Viveva qui a Milano da nove anni, dove lavorava in nero, un ucraino arrestato sabato nei pressi della stazione ferroviaria Garibaldi dai carabinieri della compagnia Duomo e ricercato in ben 200 Paesi per un tentato omicidio e una rapina. Sarebbe bastato un banale controllo dattiloscopico (quello delle impronte digitali) per far emergere la sua vera identità. Ma ha avuto la fortuna di non essere mai stato fotosegnalato.
«L’ucraino Ruslan Smolyuk, 32 anni, aveva un passaporto falsificato slovacco - ha spiegato ieri un investigatore - così, pur essendo stato controllato diverse volte per strada, dato che il passaporto sembrava buono e lui all’apparenza era comunitario, non è mai stato fotosegnalato».
Lo straniero lavorava regolarmente come piastrellista e viveva in un appartamento in zona Bisceglie con la fidanzata e un’altra coppia di ucraini a cui probabilmente era intestato il contratto d’affitto. D’altra parte le banche dati anagrafiche Ue non sono unificate e così ci sono poche speranze di scoprire casi del genere senza reati gravi che facciano scattare accertamenti. E infatti, in nove anni, e pur non essendosi mai presentato in Comune come comunque prevede la legge per i comunitari Smolyuk non è mai stato scoperto. «Come lui - ha sottolineato ieri un altro militare - ce ne sono tantissimi, con passaporto falso, soprattutto romeno».
Al momento dell’arresto il latitante, pronto a godersi il ponte pasquale, ha esclamato rassegnato davanti ai carabinieri che gli infilavano le manette: «È finita la vacanza!». I militari, infatti, vengono a sapere che la fidanzata dell’uomo, che poteva portarli a lui, sarebbe andata a ritirare un pacco alla stazione ferroviaria Garibaldi. Il lungo appostamento degli investigatori viene premiato: anziché la ragazza a prendersi il pacco da un autista proveniente dall’Ucraina, è lo stesso Smolyuk. I militari lo riconoscono per due piccoli nei, uno vicino all’altro, proprio sotto l’occhio destro.

Quando gli si avvicinano e gli chiedono i documenti il giovane esibisce un passaporto slovacco, falso. Quindi, davanti alla foto segnaletica dei carabinieri e un loro rapido controllo al terminale, Smolyuk confessa la sua vera identità e finisce a San Vittore.

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