Due ragazze cercano un lavoro e vengono uccise

Alberto Toscano

da Parigi

Si chiamava Karine, aveva 21 anni e viene ormai considerata in Francia alla stregua di una Giovanna d’Arco della guerra sociale dei tempi moderni: quella contro la disoccupazione. Karine viveva con la famiglia a Messei, un tranquillo villaggio della Normandia nei pressi della città di Caen, dove studiava pedagogia in un istituto universitario. Aveva qualche problema finanziario e così ha messo un annuncio su un giornale del posto. Un annuncio come ce ne sono tanti: «Studentessa cerca lavoro come baby sitter in ore serali e week end». Le risponde un signore sulla quarantina, che le dice di venire a casa sua, in una zona di campagna, per «cominciare a conoscere i bambini». Una settimana fa Karine vi si reca tranquillamente a bordo della propria Renault, ma l’uomo è solo. Dice che i bambini sono dovuti andar via per un contrattempo e le offre da bere. Poi passa alle avances e - quando la ragazza lo respinge - alle violenze.
La scena ricostruita - grazie ai risultati dell’autopsia - dal sostituto procuratore di Caen Jean-Pierre Triaulaire è atroce, da film dell’orrore. Karine si difende come può e cerca di fuggire. L’energumeno la raggiunge, la picchia, la lega e la violenta. Infine l’accoltella. Nella borsetta della ragazza trova le chiavi dell’auto. Mette il cadavere, legato, all’interno del bagagliaio e abbandona la Renault non lontano dalla casa degli orrori: nel territorio del comune di Saint-Vigor-des-Mézerets. Un contadino fa la macabra scoperta e scattano le indagini. Analizzando i tabulati telefonici del cellulare di Karine, i gendarmi scoprono che l’ultima chiamata da lei ricevuta era quella di un pregiudicato del posto. Uno sbandato, che - messo alle strette - non riesce più a difendersi. «Ha sostanzialmente confessato», dice il sostituto procuratore di Caen, che procede contro di lui per «sequestro di persona, stupro e omicidio».
Sempre la scorsa settimana una tragedia non molto diversa si è svolta dall’altra parte della Francia: a Grenoble, dove un uomo di 32 anni aveva l’abitudine di telefonare alle ragazze col pretesto d’offrir loro un posto di lavoro. Séverine Brunet-Jailly, 25 anni, ha reagito con interesse a quella chiamata, che le faceva balenare un posto di segretaria in una piccola azienda. Invece di controllare di che azienda si trattasse e magari di richiamare - a scopo di verifica - l’ufficio personale, la ragazza si è presentata all’appuntamento. Strano appuntamento, in un luogo di campagna in cui si vedeva solo una fabbrica in apparente stato d’abbandono.
Séverine s’è accorta troppo tardi d’essere caduta in una trappola. Era fidanzata e voleva lasciare il proprio impiego, che la costringeva a lavorare anche nel week-end, allo scopo di sposarsi e avere dei bambini. Invece è capitata nelle mani di un delinquente che ha cercato di sedurla e poi di violentarla. Non è riuscito a fare né una cosa né l’altra, ma l’ha accoltellata a morte e ha seppellito in campagna il suo cadavere.

La stampa locale ha dato grande risalto alla sua scomparsa e varie ragazze hanno chiamato la polizia per raccontare la storia di quelle strane telefonate che esse stesse avevano ricevuto a proposito di un possibile lavoro. Così le manette sono scattate ai polsi di un uomo di 32 anni, sposato con figli, che ha poi condotto gli agenti alla scoperta del cadavere.

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