Politica

Due ragazzini delle elementari violentano bambina di cinque anni

L’episodio in una scuola. I baby delinquenti hanno 10 e 13 anni: dovranno essere rilasciati

da Berna (Svizzera)

Una bambina di cinque anni è stata stuprata in Svizzera da due ragazzini di dieci e 13 anni. Avvenuto nel cantone orientale dei Grigioni, l'episodio è stato confermato da un magistrato locale secondo il quale sulla base della legge elvetica i due aggressori non possono essere processati perché non hanno ancora compiuto 15 anni.
La violenza - riferisce il giornale Blick - ha avuto luogo nel comune di Rhazuns, una paese di 1.300 abitanti. I due ragazzini, studenti di una scuola primaria, hanno attirato la vittima in un parcheggio situato nei pressi della locale stazione ferroviaria. Qui, la bimba è stata violentata dal più grande degli aggressori mentre il secondo la teneva ferma. Ad abusare sessualmente della bimba è stato poi il più giovane degli stupratori.
La madre della vittima ha accusato il maggiore dei due ragazzini di aver organizzato la violenza. «Era conosciuto in tutta la scuola», ha detto la donna. «Una maestra aveva consigliato alla mia figlia più grande di star lontana da lui». Sulla base del codice penale svizzero - ha detto a Blick l'avvocato generale del cantone dei Grigioni, Albert Largiader - gli aggressori sono considerati dei «bambini» perché non hanno ancora compiuto il quindicesimo anno di età. Il caso - ha proseguito il magistrato - sarà preso in esame dal consiglio della scuola frequentata dai due ragazzi, ma non dal tribunale per i minori. I piccoli stupratori così resteranno in libertà e non saranno neanche condannati a pene alternative come il reinserimento attraverso una comunità. È un piccolo paradosso per un paese, la Svizzera, che ha per il reato di stupro la normativa più severa d’Europa.

Due anni fa, infatti, voltando le spalle alle raccomandazioni del governo, della maggioranza del Parlamento e di numerosi esperti, il 56,8 % degli elettori elvetici approvò a sorpresa un'iniziativa referendaria che stabilisce un regime di internamento a vita (ergastolo) senza possibilità di riesame per «i criminali sessuomani o violenti, particolarmente pericolosi e refrattari alla terapia».

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