Francesca Scapinelli
Due tappezzieri lavorano allarredo di una stanza, nellappartamento di una donna ricca e affascinante. Tre personaggi e una camera: un universo in miniatura, in grado però di rispecchiare unumanità e un mondo ben più vasti, fatti di dolcezza e amore come di violenza, di speranze come di dure realtà, di bisogno di affetto come di incapacità di darlo o riceverlo. Ecco Fotografia di una stanza, lo spettacolo scritto e diretto da Cesare Lievi al debutto mercoledì 11 gennaio al Piccolo Eliseo Teatro Studio (repliche fino a domenica 22).
«La prima scena mostra una stanza vuota, ancora da arredare, con i due artigiani che aspettano la proprietaria di casa», racconta Lievi, direttore del Centro teatrale bresciano, scrittore, poeta e da oltre ventanni regista di teatro e opera (nel 91 è sua e di Riccardo Muti, ad esempio, la direzione del Parsifal wagneriano all'inaugurazione della stagione della Scala). La donna, allinizio solo evocata, entrerà poi in scena con il tappezziere più giovane, in una scena di sesso in cui si intrecciano brutalità e tenerezza, violenza e amore.
«Si tratta - continua Lievi - di tappezzieri un po filosofi che, in modo simile a Vladimir ed Estragone di Aspettando Godot, durante lattesa parlano, riflettono sulla vita, sui propri desideri e sui problemi con cui si scontrano, come quella di vivere lontano dalla propria terra». Il tema centrale è proprio la difficoltà di essere straniero (il tappezziere venticinquenne, Dragos, è infatti di un Paese dellEst) e, aggiunge il regista, «allo stesso tempo la difficoltà di chi vive in patria e si deve rapportare con lo straniero».
«Sentivo il bisogno di affrontare questo tema, spesso per lavoro mi trovo allestero e vivo in prima persona la condizione di chi viene da fuori». La ricerca della patria, dunque, ma anche la ricerca della paternità, che si intravede nel rapporto tra il cinquantenne Giuseppe e Dragos. Una paternità che Giuseppe ha deviato verso i frutti del proprio mestiere, le stanze arredate che è solito fotografare a lavoro finito, come «creature» di cui conservare il ricordo. Le tre scene della rappresentazione («un dramma politico ma non realistico-documentario», è la definizione dellautore - un dramma in cui però a tratti si sorride e non manca lironia) non seguono un ordine cronologico e sono come in bilico tra la realtà e limmaginazione: «È difficile distinguere quale di esse sia vera e quale proiezione di desideri: sta allo spettatore interpretare».
Al Piccolo Eliseo, fino al 22 gennaio. Info: 06-4882114 e 06-48872222.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.