C’è un tragico paradosso nella sacrosanta reazione dell'Occidente alle feroci esecuzioni dell’Isis. Dichiarando guerra ai terroristi fa esattamente quel che loro vogliono e minacciando di ucciderli esaudiscelaloromassimaaspirazione, morirenellaguerra santa efinire diritti nel paradiso di Allah. Per ogni «martire»giustiziatoaltridieciinvasati s'iscrivono alla lista d'attesa. Al paradosso della guerra che rafforza anziché debellare il nemico, si aggiunge l'asimmetria di metodi e principi.Obamaannuncia la caccia ai boia del reporter, e almeno sulla carta, resta nell'ambito della giustizia che fa pagare ai colpevoli e solo a loro, i crimini commessi.
I terroristi no, colpiscono obiettivi simbolici e universali, massacrano per categorie, per fedi e per nazionalità, usano la vita di inermi occidentali per lanciareiloromessaggi, perchéloro sonoinguerracolmondoenonconsingoliogruppi. Questaduplicedisparitàrendelaferociasenzaalcunlimite e oltre ogni regola. Ma quale sarebbe il rimedio, il dialogo coi terroristi deliranti,laviadiplomaticaconicarnefici? No, il problema è saper effettuare interventi militari mirati, con chirurgica precisione, e allargare la forbice tra fanatici e no: più duricon i primi, più dialoganti con i secondi.
Ma è necessario che alla necessità di vendicare le vittime e punire i responsabili, si unisca la percezione di difendere non solo i diritti umani e la potenza degli Stati,mala civiltà. Chi uccide in nome di Dio è due volte assassino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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