In Duomo e al Castello 200 fan piangono sulle note di Thriller

Duecento persone si sono radunate attorno a uno stereo, per ondeggiare al ritmo di «We are the world» e «Man in the mirror». Una signora cinquantenne, in T-shirt nera, ha pianto a dirotto per un’ora e mezza. Nicoletta, 36 anni, ha raccontato con gli occhi umidi di quando il re del pop è venuto al Brianteo di Monza, nel 1992, e della gente in tenda davanti a San Siro nel 1997. «Sono andata anche ad assistere al suo processo, poi sua madre ci ha fatto entrare a Neverland. Un posto meraviglioso». Il popolo di Michael Jackson, ieri pomeriggio dalle 17, si è ritrovato a Piazza Castello per una veglia funebre in tributo alla pop star. Un popolo eccentrico, che si è commosso e ha ballato senza troppo pudore e che colpiva nella sua devozione, mentre distendeva le immagini della star per terra e sopra accendeva candele. Soprattutto un popolo eterogeneo.
Su un poster enorme, con quattrocento foto di fan, la scritta «Michael, you are not alone», «non sei solo», e in effetti a piangere e a cantare ieri c’erano persone di tutte le età. Valentina, 21 anni, avvolta in un mantello con l’immagine di Michael: «Non ho mai assistito a un suo concerto, quello di Londra doveva essere la prima occasione di vederlo dal vivo». Giusi Maria, trentenne, insegnante d’inglese che non mangia da due giorni: «Ero in prima fila al concerto di San Siro, nel 1997. Lui è entrato con una tuta d’oro, vestito d’astronauta. Quando si è tolto il casco e ha mosso di scatto la testa, una ragazza davanti a me è svenuta sul colpo. Un ragazzo di colore ha scavalcato dieci file urlando come un pazzo: “Michael, Michael”». Gabriele Prandini è il ragazzo di Milano che dal sito mjj.it ha lanciato la mobilitazione «per versare insieme le lacrime che a casa, in famiglia, non verrebbero capite. Avevo già i biglietti per il concerto di Londra, ma di sicuro non chiederò il rimborso». Daniele, nel 1997, ha assistito al concerto da dietro al palco: «Avevo partecipato alle prove, per coordinare un balletto di ragazzi che dovevano esibirsi. Racconterò ai miei figli di averlo incontrato personalmente». I fan si dividono sulle cause della morte. Sulla sua biografia, invece, risposta unanime: «La pedofilia? Hanno usato la sua voglia di aiutare i bambini, dovuta alla sua infanzia difficile, per cercare di distruggerlo» dice Matteo, che partirà per andare al funerale. Anche Nbaye Ndoye, che racconta di aver ballato con uno dei fratelli in Senegal, assolve Michael dall’accusa di aver tradito il proprio colore della pelle: «Sono artisti, bisogna lasciare che esprimano la loro personalità». Tiziana, di 27, ricordava l’estate del 1997, «quando ho rincorso la sua macchina davanti al Principe di Savoia». Diversi ragazzi erano vestiti da capo a piedi come il Jackson ultima versione.
Emanuela invece, una ragazza di trent’anni, era venuta in Piazza Duomo a mezzogiorno, il posto e l’ora inizialmente stabiliti per la veglia.

«Ero innamorata del Michael anni Ottanta, bellissimo, che mi piaceva ascoltare nel walkman fin da otto anni e ballare davanti alla tv. “Dangerous” è stata una delle mie preferite». Ieri l’abbiamo ritrovata in Piazza Castello, solitaria e commossa sulle note della stessa canzone.

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