E adesso Ahmadinejad minaccia l’America: «Vi romperemo i denti»

Sembra passato un secolo da quando, approdato trionfalmente alla Casa Bianca, Barack Obama annunciò che avrebbe compiuto ogni sforzo per colmare la distanza che separava gli Stati Uniti e l’Iran. Il lodevole obiettivo di aprire un percorso di comprensione reciproca è naufragato davanti all’evidente intenzione della Repubblica islamica di continuare a perseguire una politica regionale aggressiva, i cui aspetti più inquietanti sono le costanti e aperte minacce a Israele, un programma atomico sinistramente ambiguo e la feroce repressione dell’opposizione interna.
Rinfoderate le sue profferte d’amicizia, Obama si è risolto a schiacciare nuovamente l’acceleratore delle sanzioni internazionali contro Teheran. Il clima tra i due Paesi è attualmente pessimo e a peggiorarlo ulteriormente sono arrivati i dettagli della nuova dottrina nucleare americana: disarmo concordato con l’ex arcinemico russo, promesse obamiane di rinunciare all’uso delle bombe atomiche contro i Paesi che ne sono privi ma con una rilevante eccezione, gli Stati che violano il trattato di non proliferazione. In pratica, l’Iran e la Corea del Nord.
Teheran ha fatto mostra di prenderla malissimo e il presidente Mahmoud Ahmadinejad non si è fatto sfuggire l’occasione per lanciarsi in una delle sue tipiche sparate retoriche antiamericane, utilissime per riallineare al regime il nazionalismo assai diffuso tra gli iraniani. Il frasario, inutile girarci attorno con sofferte analisi semantiche, è quello del bullo di periferia. «Mi auguro che le dichiarazioni pubblicate non siano vere», ha detto Ahmadinejad, in un discorso trasmesso in diretta dalla televisione di Stato. Obama «ha minacciato di utilizzare armi nucleari e chimiche contro quegli Stati che non si sottomettono all’ingordigia degli Stati Uniti. Faccia attenzione: se seguirà la strada del signor Bush, la risposta dei Paesi sarà da rompere i denti, esattamente come con Bush».
Nel discorso, pronunciato dinanzi a una folla riunita nello stadio di Orumieh, nel nord-ovest dell’Iran, il presidente iraniano ha detto che «persone vicine» al presidente Usa lo hanno «informato che (Obama) ha fatto le dichiarazioni sotto la pressione dei sionisti». «Attribuiamo queste dichiarazioni alla tua inesperienza, sei stato appena eletto e devi avere pazienza», ha aggiunto con tono sardonico. E poi ha continuato nel suo affondo: «Neppure Bush, le cui mani grondavano di sangue, si era spinto a tanto». «Gli consiglio di non firmare tutto quello che gli mettono dinanzi. Aspetti e soppesi un po’ le cose».
Ahmadinejad ha anche fatto un riferimento al messaggio di felicitazioni del presidente americano per l’anno nuovo iraniano, cominciato lo scorso 21 marzo, in cui Obama «afferma che l’Iran ha respinto i suoi sforzi di farlo uscire dall’isolamento». «Grazie, ma non vogliamo i vostri favori», ha aggiunto sarcasticamente prima di accusare gli Stati Uniti di essersi isolati nel mondo, tanto che i suoi leader devono arrivare a sorpresa nei Paesi della regione, mentre le autorità dell’Iran annunciano tranquillamente le date dei loro viaggi in Afghanistan e in Irak dove «sono ben ricevuti».


Il presidente iraniano ha naturalmente rivolto le ormai abituali minacce a Israele, accusato di preparare una nuova campagna contro Gaza «che metterà fine alla vostra esistenza». E a Obama ha «consigliato» di smettere di sostenere acriticamente lo Stato ebraico: «È per il vostro bene», ha detto con il solito tono tra il minaccioso e il canzonatorio.

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