E adesso il Carroccio si ritira dalle polemiche

RomaE adesso è la Lega a chiedere: «Stop alle polemiche» sull’Afghanistan. Il Carroccio conferma l’appoggio alla politica estera del governo Berlusconi, tanto più in un momento delicato come questo per i soldati italiani, a tre settimane dalle elezioni a Kabul. Sono stati i due capigruppo di Camera e Senato, Roberto Cota e Federico Bricolo, a zittire le opposizioni che accusano il governo di poca chiarezza sugli impegni internazionali. Bossi e Calderoli, è vero, avevano proposto un ripensamento della presenza italiana nelle frontiere di conflitto. Calderoli anzi ieri è entrato nel dettaglio: si può «lasciare intanto Libano e Balcani». Ma la Lega voterà compatta nella prima discussione che si svolgerà oggi alle commissioni Esteri e Difesa del Senato, hanno fatto capire i due «portavoce» di Bossi. Il testo del decreto all’esame prevede un rifinanziamento da 510 milioni di euro per le missioni internazionali. Da Bruxelles, anche il ministro degli Esteri Franco Frattini ha assicurato: «La Lega rispetta la logica della maggioranza». L’impegno in Afghanistan è del resto «irrinunciabile», ha chiarito il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Alle 19 di oggi alla Camera il governo presenterà «un’informativa urgente».
L’impressione è che la questione afghana stia assumendo in queste ore un’importanza talmente grande per la sicurezza internazionale che tutte le valutazioni interne devono essere considerate come pure «riflessioni». Lo sottolineano anche Cota e Bricolo: solo dopo le elezioni del 20 agosto «ci sarà l’occasione di riflettere. Basta con le polemiche strumentali».
E infatti ieri a Bruxelles l’alto rappresentante americano per l’Afghanistan e il Pakistan, Richard Holbrooke, ha convocato una cena con tutti i ministri degli Esteri dei Paesi europei impegnati nella missione Isaf della Nato proprio per fare il punto sui compiti di ciascun contingente in vista dell’appuntamento elettorale. Non è un mistero che questo periodo sia considerato ad alto rischio attentati: è prevedibile «un’escalation dei nemici della democrazia», ha confermato Frattini. Il governo di Kabul ha annunciato la tregua con i talebani nella provincia nord-occidentale di Badghis, ma il portavoce della guerriglia, Yusuf Ahmadi, non conferma: «Nessun accordo di cessate il fuoco».
In questo quadro l’Italia rafforza i suoi impegni: «Confermerò agli Usa - ha ribadito Frattini - la volontà dell’Italia di essere sempre protagonista per la stabilizzazione dell’Afghanistan». Con la «disponibilità» ad «aumentare mezzi ed equipaggiamenti». Il ministro La Russa proporrà al Parlamento «l’utilizzo dei cannoncini degli aerei Tornado», a difesa delle pattuglie attaccate. Questa comunicazione potrebbe avvenire già oggi.
Secondo l’ultimo aggiornamento del 23 luglio, nella missione Isaf risultano schierati 64.500 uomini. In Europa il contingente più ampio è della Gran Bretagna (9mila). L’Italia è quarta con 2.795 soldati. Nella cena convocata da Holbrooke si è valutato «quali sono i distretti più delicati» per le operazioni di voto, ha spiegato Frattini. Si è concordato anche un piano di 100 giorni per la ricostruzione dell’Afghanistan dopo le elezioni. Al vertice comunque «nessuno ha parlato delle questioni italiane». Le riflessioni della Lega «sono rispettabili», a parere del titolare degli Esteri, ma «l’opinione pubblica va indirizzata, non eccitata».

Stare in Afghanistan è pericoloso «ma serve a difendere la sicurezza dell'Italia», e quindi «anche di Calderoli...», la stoccata. Frattini ha ricordato il voto favorevole delle opposizioni all’ultimo rifinanziamento: «Dietro ai nostri soldati c’è un ampio consenso».

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