La disgrazia sembra essere l’unica chiave di lettura del presente. Abbiamo davanti un menu che ci consente di scegliere solo il tipo di disastro preferito: marino, terrestre, governativo, privato, fiscale, famigliare, locale, nazionale o europeo. A dire che siamo in un mare di guai son buoni tutti, come a incolpare Capitan Meschino per la nave. Proviamo invece l’esercizio più difficile,l’ottimismo della disperazione. Vediamo i lati positivi, per non morire prima di morire.
Per cominciare, si è svelenito il clima politico, finalmente. È finita la caccia all’uomo, il mercatino, l’avvilente balletto politico e parlamentare, e possiamo ricominciare daccapo, azzerare tutto. Non è più centrale per la sorte dell’Italia conoscere vita e miracoli di squinzie e peones, fatti minimi e storie private, intercettazioni assurde e gogne per guardoni. I magistrati hanno smesso di fare le rockstar, stanno più defilati. Prevale il sobrio, che sarà anagramma di brioso, ma promette tagli ai privilegi e serietà. L’elettrochoc quotidiano sulla gravità della crisi ha reso l'Italia più matura e consapevole della situazione. È ormai chiaro che i problemi del Paese non si chiamavano Silvio B. Nasce la guerra al superfluo, la condanna dell’eccesso, la riscoperta della misura.
È invocata, almeno invocata, la competenza, e il merito, e perfino l’autorità dai toni militari, tipo guardie costiere. Forse è poco, ma vi pare poco trovare barlumi in piena notte? Allegria dei naufragi, ispirandosi alla poesia di Ungaretti e non al disastro della Concordia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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