Erano seicento, compresi i precari dellIstituto di Geofisica e collettivo de La Sapienza, forse qualcuno di più se si contano dirigenti e parlamentari del Partito democratico, dellItalia dei Valori, e via agitando, dopo aver promesso solennemente che sul terremoto e la ricostruzione lopposizione sarebbe stata responsabile e partecipe.
Erano seicento e si sono dati da fare meglio che potevano per mandare in palla il traffico quotidianamente violentato di Roma, per farsi notare moltiplicando un numero che è ridicolo se si pensa al numero di cittadini abruzzesi colpiti dal terremoto, se si ricorda che il governo ha ottenuto praticamente un plebiscito nelle ultime elezioni, tra percentuali del quarantadue per cento, il cinquantatré allAquila, e province strappate in abbondanza nel primo turno. Dispiace dirlo, perché il diritto di protesta è salvo, perché preoccuparsi dopo una calamità che ti ha stravolto la vita è giusto, perché i sindaci che hanno accompagnato i dimostranti hanno fatto il dovere degli amministratori di rappresentare anche la minoranza, e perché, infine, un po' di argomenti questo centrosinistra deve pur trovarseli, e quando molla per un giorno progetti di scosse e scatti fotografici, si trova alle prese con un'agenda politica desolatamente vuota. Ma ieri, che altra piazza stupiva e addolorava, ieri che a protestare guardavamo gli iraniani, e con quale rischio, i seicento dAbruzzo erano una cosa pretestuosa.
Tanto più che, intorno allo straordinario lavoro della Protezione civile e di Guido Bertolaso, i giornali dellopposizione, segnatamente lUnità, hanno montato uno show che a confronto la famigerata puntata di AnnoZero è una storiella per bambini. Dalle cronache surreali emerge il racconto di tendopoli trasformate in campo di concentramento, di regole che prefigurano un dominio da Grande Fratello, di obblighi, impedimenti, controlli. Sentite solo i titoli. «Pugno di ferro, così si vive nel principato delle macerie», «Dai volantini al caffè, la strategia del vietato», «Uomini e donne delle Tendopoli non sono liberi. Oltre al danno la beffa», «Con il terremoto in Abruzzo si sta sperimentando un sistema di controlli esagerati», «Alta tensione, blindati anche i pasti e linformazione, rabbia pronta a esplodere». Insomma, neanche Guantanamo.
Insomma, dai centri di prima accoglienza degli immigrati alle tendopoli dei cittadini terremotati, il truce governo della destra, con il dominio del console Bertolaso, si preparerebbe al piano più grande di dittatura nell'intero Paese. Se poi vai a leggere perfino in queste cronache intrise di malafede si capisce che le regole sono quelle indispensabili in una situazione di difficoltà e obbligata promiscuità, che se uno mangia in un campo è bene che non si sposti, perché non ci sono a disposizione dei ristoranti ma delle mense con i pasti calcolati sul numero delle persone registrate.
Alle calunnie risponde come sempre rigorosamente Guido Bertolaso: «Nessuno ha mai detto che allAquila la gente è felice. Sappiamo che la situazione non è facile, ma i soldi ci sono, ho in cassa già oltre 600 milioni, e i cantieri per ricostruire le case sono già aperti». «È stato il peggior terremoto in Italia dal 1980, ha fatto moltissimi danni, 300 vittime, 1.500 feriti, 70.000 persone fuori casa. Una cosa successa settanta giorni orsono. Se qualcuno vuole prendere il mio posto può farlo, io sarei il più felice del mondo se fossi rimosso da questo onere davvero drammatico. In 70 giorni si è fatto quello che in nessuna precedente tragedia è stato garantito. E questi sono fatti, non parole». Quanto alle scuole, spettro agitato in iattura da Antonio Di Pietro, il capo della Protezione Civile ha garantito che «il 18 di settembre tutte le scuole potranno essere funzionanti, o nelle strutture agibili o nelle strutture temporanee, e prefabbricati».
Di che stiamo parlando, viene da dire? Già, di altre tasse che aumentino il peso che ogni giorno i cittadini italiani sopportano? Di finanziamenti a pioggia a seconde case, senza tener conto delle diverse condizioni economiche dei proprietari, o del valore artistico e storico degli immobili? Non per caso erano in tutto seicento.
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