«Ci vediamo martedì a San Siro: e mi raccomando, rispondo solo a domande in perfetto inglese». Nemmeno la montagna Inter e qualche infortunio di troppo (anche Zhirkov dopo Cole, Essien, Deco, Belletti) riescono a togliere il buonumore a quel saggio e adorabile uomo di calcio chiamato Carlo Ancelotti, capace di stregare il regno che fu di Mourinho, Stamford Bridge, insomma, e di diventare un beniamino dei tabloid nonostante le storie di sesso spinto procurate dai suoi baldi giovanotti. Niente interviste prima dello sbarco a Milano con le insegne del Chelsea: se Ancelotti promette, mantiene. Nel frattempo fa curiosità la scelta dellalbergo, zona piazzale Lotto, occupato ai tempi di Mancini dalle legioni nerazzurre. «Andiamo nella tana del lupo anche perché non cera posto a Milanello!» racconta divertito lallenatore che da queste parti incarna ancora il milanismo e forse raccoglie, per la prima volta, in carriera, le simpatie di tutti gli altri eserciti del tifo italiano. E, infatti, appena il fido Gigi Lasala, losservatore spedito sulle tracce di Inter-Samp, gli riferisce dei due espulsi, dei tanti ammoniti, del gesto di Mourinho, le mani incrociate sulla testa a mo di manette, la sua riflessione spontanea è una fotografia attendibile della sfida di mercoledì prossimo. «Tutta lItalia, interisti esclusi, tiferà per il Chelsea» pensa Ancelotti senza andare molto lontano dalla realtà.
Lui, Carletto nostro, di sicuro non vuole andare alla guerra con Mourinho. Lascia fare quasi tutto al portoghese che pure si muove con circospezione nella circostanza («se segna lInter non festeggio per rispetto») per dedicarsi al copione tattico della Champions. Nei giorni scorsi una sola battuta, non valorizzata dai giornali inglesi, è ancora lì sospesa, a galleggiare maliziosa sul fiume di parole del Mou. «È vero che nessuno dopo di lui ha vinto al Chelsea, ma questo Grant non ha fatto così male» lomaggio al vecchio allenatore, successore immediato di José, fermatosi alla finale di Champions, il nervo scoperto del portoghese. Elementare la spiegazione del basso profilo di Ancelotti e del suo Chelsea. «Lui è bravo a caricare lambiente e la squadra, non lo seguirò mai su quel terreno» è la promessa di Carletto a dirigenti inglesi e amici italiani che lo implorano di rispondere per le rime allimpertinente. Lo aspetta al varco con una sorpresina tattica: magari non se lo aspetta e immagina che il Chelsea possa partire a testa bassa. «Non lasceremo allInter il contropiede» continua a ripetere Carletto al suo staff, Wilkins in testa, e al suo gruppo da qualche giorno. Ha un vuoto a sinistra, nella linea della difesa, e deve inventarsi qualche «magheggio» se vuole venire fuori dalle curve di questo periodaccio. Per fortuna cè Drogba, Didier Drogba, con i suoi numeri prodigiosi (19 gol in 22 presenze in Premier), appena reduce dalla missione di Wolverhampton. «Sta bene, anzi benone Drogba» ripete Carletto a Leonardo, sentito nelle ore successive alla sfida col Manchester e alla stilettata di Berlusconi, e trovato «per niente preoccupato» a dispetto di qualche superficiale interpretazione.
Che magnifico scoop sarebbe stato riuscire a registrare quel colloquio, parola per parola. Con Ancelotti che gli tesse le lodi di Rooney, «un iradiddio, senza di lui il Manchester perde il 50%» e gli rievoca limpresa dei suoi tempi, a Monaco di Baviera, marzo del 2007, 2 a 2 allandata, 2 a 0 secco e fulminante al ritorno, gol di Seedorf e Inzaghi, lo stesso risultato necessario al Milan di oggi per rovesciare quel 3 a 2 dellandata. «Attento, il Manchester non è il Bayern, non è una squadra che viene avanti quando gioca in casa, vedrai che starà sotto coperta lasciando al Milan la prima mossa» è il suo pronostico regalato al successore brasiliano, sentito di frequente in omaggio allantico sodalizio, non solo alla fratellanza di colori calcistici.
Forse il Chelsea avrà bisogno del miglior Drogba e non solo per mettere il bavaglio allInter, «la più forte degli ultimi tempi» il giudizio tecnico di Ancelotti riferito anche al patron Abramovich per avvisarlo che non è proprio una passeggiata di salute il blitz a San Siro, nonostante il recupero di Lampard e Carvalho, due pedine di fondamentale importanza per gli inglesi.
«E adesso tutta lItalia, esclusi gli interisti, tiferà per il Chelsea»
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