da Valencia
Era tutto pronto per la grande festa, preparata, come sempre, minuziosamente in ogni dettaglio. Da Milano era arrivata la fidanzata Arianna con gli amici milanesi, da Tavullia, il paese natale di Valentino Rossi, gli amici di sempre («C'erano proprio tutti» ha detto Vale), mamma Stefania con il figlioletto Luca, il nonno, il «Grazia» (Graziano Rossi), che 27 secondi dopo la fine della gara, come promesso, era già in macchina. Naturalmente non mancavano Rino, papà dell'amico Uccio e presidente del Fans Club, Flavio, Albi, l'amico che sfida da sempre Valentino sulle curve della Panoramica, la strada che unisce la Romagna con le Marche. Dalla vicina Riccione era arrivato anche Aldo Drudi, con nascosto nella valigia il casco e le magliette per celebrare l'ennesimo trionfo. In tutto, erano più di 400 gli appassionati giunti apposta dall'Italia con ogni mezzo, pullman, auto, moto, aereo, treno, pronti a invadere la pista, per poi trasformare la notte valenciana in una festa infinita.
La scenetta studiata per l'ottavo titolo era - assicurano - qualcosa di strepitoso, approvata e sottoscritta, come sempre peraltro, dallo stesso Valentino. Ma la caduta, l'errore commesso al quinto giro, ha rovinato tutto, ha costretto il Fans Club a tenere ben nascosto tutto il materiale portato appositamente dall'Italia. Non è la prima volta che accade. In passato era successo altre due volte: al Sachsenring, nel 2003 e a Motegi nel 2005. Tre anni fa, in Germania, fu Sete Gibernau con un sorpasso all'ultima curva a mandare tutto all'aria, a costringere Rino e Flavio a non costruire in pista il finto campanile, con il parroco di Tavullia che doveva suonare le campane a festa. L'anno scorso fu un'altra caduta a scompigliare i piani, con Rossi che aveva così sprecato il primo match ball per diventare campione del mondo. Ma in quell'occasione, fu soltanto un rinvio alla settimana successiva, quando il secondo posto in Malesia permise a Rossi e ai suoi fidi scudieri di mettere in atto la scenetta di Biancaneve e i sette nani, con la maglietta bianca e il numero nero ben impresso. Questa volta, però, è diverso, non si tratta di una semplice gara persa, ma di un mondiale e al contrario delle macchine usate che vende papà Hayden, qui non c'è una «seconda chance». Ma gli amici, mamma Stefania, quelli del Fans Club non hanno perso il buon umore. Durante la stagione, quando la situazione sembrava disperata e il campionato compromesso, la Stefi aveva fatto capire al figlio campione che nella vita si può anche perdere. «Per me è comunque stato eccezionale, ha disputato una stagione straordinaria», ripete con la consueta dolcezza.
Poi, nel paddock, in mezzo alla confusione totale, incontri Flavio uscire dall'hospitality della Honda. «Sono andato a fare i complimenti a Nicky: è un bravo ragazzo e, in fondo, se l'è meritato». E la scenetta? «Peccato, era bellissima. Sarà per un'altra volta».
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