E anche il G8 divide il centrosinistra

da Roma

E quattro. Dopo il mezzo ko sul cda Rai (giovedì scorso), quello dell’altro ieri sul caso Visco e quello di ieri in Vigilanza sulla vicenda Petroni, la maggioranza si sfarina anche sulla commissione d’inchiesta sul G8 del 2001 a Genova. Ancora una volta, protagonisti dello strappo sono Udeur e Idv. Durante la seduta di ieri, la prima sul tema dopo la pausa estiva, il partito di Mastella e quello di Di Pietro hanno espresso la loro contrarietà nei confronti del testo messo a punto da Gianclaudio Bressa (Ulivo) e adottato a fine luglio come testo base. Nel documento si legge che la commissione ha il compito di «ricostruire in maniera puntuale gli avvenimenti accaduti a Genova in occasione del vertice dei Paesi del G8 e delle manifestazioni del Genoa social forum; accertare se durante i giorni in cui ha avuto luogo il vertice del G8 si sia verificata una sospensione dei diritti fondamentali garantiti a tutti i cittadini dalla Costituzione; ricostruire la gestione dell’ordine pubblico facendo luce sulla catena di comando e sulle dinamiche innescate che hanno provocato azioni violentemente repressive nei confronti dei manifestanti».
Il capogruppo del Campanile, Francesco Adenti, spiega la sua scelta di dare parere contrario partendo da una premessa: «È indubbio che in occasione del G8 si siano verificati fatti gravi rispetto a cui non si può far finta di nulla». C’è però un problema di strabismo, perché «così come formulata è inaccettabile la proposta di Bressa. Ritengo necessario compiere un’indagine parlamentare sugli avvenimenti, non si può però procedere in una sola direzione. Ovvero non si può premettere al lavoro della commissione di inchiesta che gli eccessi siano stati compiuti solo dalle forze dell’ordine». Per l’esponente dell’Udeur si deve «verificare le responsabilità delle forze dell’ordine ma anche dei manifestanti, di quei manifestanti che non hanno scelto una via pacifica e hanno commesso atti di violenza e vandalismo». Tra l’altro «non avrebbe alcun senso, e svuoterebbe di ogni valore, il lavoro di una Commissione parlamentare di inchiesta ai cui lavori non parteciperebbero, come annunciato di fronte alla proposta di Bressa, i parlamentari dell’opposizione. Solo un’indagine ampia e senza preclusioni potrà contribuire a fare chiarezza sulle vicende, senza rischiare di interferire negativamente sui processi penali e civili in corso», continua Adenti. Sebbene il parlamentare mastelliano abbia accettato di ritirare, su richiesta di Bressa, una sua proposta di modifica, va in scena l’ennesima convergenza tra i centristi dell’Unione e la Cdl.
Il centrodestra accusa infatti Bressa di aver prodotto un testo che, per dirla con Jole Santelli (Fi) «condanna le Forze dell’ordine e assolve e santifica il movimento dei no global». Anche perché il relatore ha respinto le proposte di modifica degli azzurri. Proposte che, osserva sempre Santelli, «chiedevano di accertare la verità in tutte le direzioni». Il clima è così surriscaldato che Fi e Udc chiamano in causa il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, invitato a presentarsi in aula per dire la sua sulla questione. La sinistra massimalista, intanto, difende rabbiosamente l’impostazione di Bressa mentre An, con Gasparri e Mantovano, si schiera senza se e senza ma dalla parte delle forze dell’ordine.

Da parte sua, Francesco Cossiga vede nella commissione d’inchiesta una contropartita per ammorbidire l’ala sinistra della maggioranza su pensioni e welfare. In fondo, punge l’ex presidente della Repubblica, «Biagi è morto ma Giordano è vivo».

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