E «Avvenire» scomunica la stampa straniera

Il quotidiano della Conferenza episcopale italiana: «I loro resoconti sull’Italia sono sempre irridenti e spesso superficiali. Serve un po’ di rispetto»

Anna Maria Greco

da Roma

Anche il giornale dei vescovi può perdere la pazienza. E stavolta Avvenire bacchetta, senza tanti complimenti, i «maestrini» della stampa estera che, con giudizi troppo affrettati e disinvolti sulle elezioni italiane, sembrano avere già in tasca il verdetto di domani.
«Un po’ di rispetto», esorta nel titolo il commento del quotidiano della Cei sui «resoconti sempre irridenti e spesso superficiali di tanti quotidiani stranieri», che scrivono già come se lo scrutinio fosse stato fatto.
Proprio accanto al breve pezzo ce n’è un altro di cronaca che racconta come tutta la stampa estera abbia gli occhi puntati sulle elezioni italiane e si esprima «quasi all’unisono contro l’operato del governo uscente». Qualche esempio? Il britannico The Economist ha già «licenziato» Silvio Berlusconi, rivendicando di aver previsto già 5 anni fa che era «inadatto». La sua copertina, riprodotta su Avvenire, mostra a caratteri cubitali la parola italiana «basta», accanto alla foto del premier. Il giornale tedesco Sueddeutsche Zeitung, ma non è l’unico nel Paese, parla del prevedibile ritorno ad una certa etica politica, dopo essere arrivati al culmine di una «vergognosa trasgressione», che avrebbe affossato l’economia italiana. Quanto al Wall Street Journal Europe, accusa il premier di non aver rispettato la sua promessa di cambiare l’Italia e di averne, invece, aggravato le patologie.
Sull’Avvenire non c’è, ma aggiungiamo che ieri al gruppo antigovernativo si è unito il Financial Times. Il quotidiano britannico apre con un articolo a cinque colonne sullo scontro nella campagna elettorale italiana «piena di veleni» e nella rubrica lex column attacca Berlusconi, dicendo che, ancora una volta, il premier «ha rubato lo show, con le sue minacce di rompere le regole delle apparizioni televisive (ovviamente sui suoi canali), con le sue promesse dell’ultimo minuto di tagliare le tasse e le sue preoccupazioni sui brogli elettorali». Ma, per il giornale, ora è «abbastanza possibile che Romano Prodi possa uscire vittorioso dalle elezioni» ed erediterà i problemi dell’economia, che «è in uno stato terribile». Il quotidiano britannico critica anche in altri approfondimenti la nuova legge elettorale, spiegando che i «mercati finanziari mondiali non vedono l’ora di vedere un vincitore chiaro emergere dalle elezioni, che con il prossimo governo possa affrontare i gravi problemi economici dell’Italia». Insomma, per il Financial Times i giochi sono fatti, perché «il miliardario primo ministro non è più ben visto dagli italiani».
Tutta questa sicurezza e questa pretesa di capire i nostri problemi proprio non piace ad Avvenire che se la prende, appunto, con quelli che definisce i «troppi maestrini in giro per le redazioni». «Lasciamo perdere chi, per questi - si legge nel corsivo del quotidiano della Cei - sarebbe il vincitore e chi il perdente: non è questo il motivo di rammarico. Legittime le loro opinioni, ma altrettanto sacrosanto il diritto del popolo italiano a decidere in libertà e senza pressioni improprie».

Il giornale dei vescovi italiani conclude la nota con una stilettata: «E poi, in fondo a una campagna elettorale terribilmente aspra, un po’ di rispetto non guasterebbe. Anche da chi guarda e giudica da lontano. E pretende sempre e comunque di dare lezioni».

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