Il Barbiere di Siviglia e del Carlo Felice conquista, ancora una volta, i cinesi: ieri sera, la seconda rappresentazione dellopera di Gioacchino Rossini, allestita dal teatro genovese ed «esportata» a Shanghai, ha ricevuto lapplauso convinto di una platea composta da un migliaio di appassionati musicofili, ben diversi dagli spettatori «istituzionali» della prima che pure avevano salutato con entusiasmo cantanti e regista.
Motivo questo, pertanto, di ancora maggiore soddisfazione per gli organizzatori di un evento musicale che puntava su allestimenti e scenografie «prive di fronzoli - come riconosce lo stesso sovrintendente Gennaro Di Benedetto - ma senza compromessi con la qualità».
«Lo testimonia, fra laltro - aggiunge Di Benedetto - il consenso del pubblico che ha capito, riso, sottolineato con applausi la rappresentazione-bis. Avevamo puntato su una edizione di stampo giovanile, quasi scarna, ma solo in apparenza minimalista di Matteo Beltrami che per la Cina in particolare rappresenta un discorso totalmente innovativo».
Si è scelto, per la prima volta, di mettere in scena unopera italiana con tutto il corredo di componenti italiani, fra laltro con quattro cantanti debuttanti nel ruolo. Inoltre, era la prima volta del Carlo Felice fuori dai confini da tredici anni a questa parte. «Unautentica sfida - insiste il soprintendente del Teatro dellOpera - che ha dato i suoi frutti. Ne ho parlato, in particolare, con il direttore del teatro di Shanghai che mi ha confermato la propensione e la passione del pubblico cinese per la musica sinfonica, il balletto, lopera lirica. In questo senso, il nostro Carlo Felice, con questa esperienza, ha potuto dimostrare le sue caratteristiche e ha incontrato il favore generale».
Ad andare in scena allOriental Opera Hall di Shanghai è stato, in questa duplice occasione, un allestimento che limitava la scenografia allessenziale: qualche sedia rossa e una scala su cui si è esibita la dolce «Rosina» giapponese di Tomoko Viviani. Accanto a lei, a dividersi gli applausi convinti dei melomani, laccattivante «Figaro» di Gabriele Viviani, il «Conte di Almaviva» di Filippo Adami, il «Basilio» del genovesissimo Giovanni Battista Parodi, oltre al «Don Bartolo» di Alfonso Antoniozzi, considerato dai critici il miglior baritono buffo italiano. Nei ruoli minori, ma con professionalità allaltezza del resto della compagnia, Francesca Valeri e Paolo Canteruccio.
Uno sguardo al futuro, nella prospettiva di ripetere lesperienza, in Cina e altrove, è legittimo, ma si scontra con le difficoltà di bilancio: «Abbiamo dimostrato, con questa tournée - conclude Di Benedetto - che il Teatro Carlo Felice è perfettamente in grado di offrire spettacoli allaltezza, anche se non può mettere in campo risorse ingenti. Il problema dei costi è sempre quello che limita le nostre potenzialità. Ma intanto archiviamo volentieri questa esperienza in Oriente che ci incoraggia anche a proseguire limpegno per le future stagioni a Genova».
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