E la base avverte il transfuga «Non frenare sul partito unico»

da Milano

Lo strappo di Francesco Storace può piacere o meno ma quello che preoccupa la base di centrodestra è che questa nuova scissione non freni l’inevitabile processo di fusione tra le anime dello schieramento. È quanto emerge da un sondaggio effettuato per il Giornale dalla Ferrari Nasi & Grisantelli. Quasi sette elettori su dieci affermano che, comunque, «è necessario che alla fine il partito unico di centrodestra si faccia». Dall’analisi, che tasta il polso del popolo che ha votato e di solito vota la Casa delle libertà, sembra che l’ex governatore della Regione Lazio non ci abbia visto poi così male. Alla domanda se «il messaggio di Alleanza nazionale è generalmente troppo debole rispetto a quello di Forza Italia», la maggioranza degli intervistati (59,7 per cento) ha risposto che sì, An parla una lingua molto, forse troppo, simile ai «cugini» azzurri. Non la pensa così il 35,6 per cento, per cui la differenziazione c’è e si vede. Particolarmente interessante è vedere che tra chi scorge una sovrapposizione tra i due partiti, siano principalmente gli elettori della Lega nord, seguiti da quelli dell’Udc, quindi Forza Italia, e a seguire proprio quelli di An.
Storace ha sbattuto la porta dicendo che lui, questa volontà di Gianfranco Fini di «trasformare An nell’ennesimo partito di centro» proprio non la condivide. Un giudizio politico abbastanza in sintonia con l’elettorato. Dov’è la destra oggi in Italia? Alla domanda se «nella Casa della libertà non c’è più un vero partito di destra tradizionale», si sono detti sostanzialmente d’accordo sei su dieci. In dissenso con questa affermazione il 32 per cento degli intervistati. Anche in questo caso, gli elettori più critici nei confronti della supposta identità perduta di An, sono stati quelli della Lega (67,5 per cento), seguiti da quelli di An (66,7 per cento), quindi gli «azzurri» (61,9 per cento) e poi gli uddicini (55,7 per cento).
Tutto, quindi, farebbe pensare che per Storace si profili un notevole successo elettorale. Ottenuto grazie ai tanti «destrorsi» che come lui non si trovano più a casa propria. Apolidi di una destra sociale, partecipativa, interventista nell’economia. Ma attenzione, non è così. «Se ci fosse un vero partito di destra italiana tradizionale, diverso da quelli fino ad ora esistenti, ma sempre nell’ambito della Cdl, sarebbe disposto a votarlo?», l’ultima domanda del sondaggio. Le percentuali qui si ribaltano. La maggioranza dei moderati non segue Storace. Il 49,1 per cento non voterebbe «La destra», sua nuova creatura; mentre soltanto il 41,2 per cento ci farebbe un pensierino.

E in questo caso, naturalmente, il nuovo partito rosicchierebbe consensi ad Alleanza nazionale (56,2 per cento), poi a Forza Italia (40,3 per cento), alla Lega nord (39,6 per cento) e a seguire all’Udc (18,2 per cento). E sul numero frena anche Arnaldo Ferrari Nasi: «Il dato del 41 per cento può sembrare forte. Ma va ricordato che il sondaggio è fatto su una questione futura e del tutto ipotetica».

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