E la benzina continua la sua corsa

da Milano

Più convenienti le vacanze negli Stati Uniti, con l’euro che vola ai massimi nei confronti del dollaro: tradite invece le speranze degli automobilisti di veder calare i prezzi della benzina.
Energia. Il petrolio e i suoi derivati sono infatti quotati in dollari e il ripiegamento del biglietto verde innesca una spirale al risparmio che, con l’effetto volano - dai prezzi di produzione a quelli di trasporto e distribuzione - si dovrebbe riversare anche su quelli finali di molti prodotti al consumo. In realtà, non si arresta l’ondata dei rincari dei carburanti; la verde, ieri, ha toccato 1,377 euro al litro presso i distributori della Shell, ai massimi dell’ultimo anno per il prezzo con servizio. Più 0,003 euro, invece, per il gasolio, che tocca così quota 1,187 euro. Listini in rialzo anche per i distributori Erg, dove da oggi la verde costerà 0,008 euro al litro in più, mentre il gasolio salirà di 0,007 euro, passando rispettivamente - negli impianti con servizio - a 1,374 euro e il gasolio a 1,183 euro. Il prezzo al self service sarà invece di 1,353 euro per la verde e 1,162 euro per il gasolio.
Viaggi. Con la volata dell’euro l’estate 2007 si apre all’insegna dei saldi per viaggi, vacanze e shopping a stelle e strisce, con uno sconto per turisti italiani di oltre il 10% rispetto a un anno fa. Una notte in un hotel da 100 dollari nella Grande Mela alla fine di luglio dell’estate scorsa - quando un biglietto verde valeva 1,25 dollari - costava l’equivalente di circa 80 euro. Oggi lo stesso hotel a 100 dollari a notte costa 73 euro, vale a dire circa il 10% in meno. Costeranno meno anche i prodotti made in Usa: dalle auto di lusso alle Jeep, dall’hi-tech all’abbigliamento.
Made in Italy.

Non manca, comunque, l’altra faccia della medaglia del biglietto verde debole: a farne le spese rischiano di essere le esportazioni italiane e dell’intera Eurolandia negli Stati Uniti e in tutti i Paesi legati al biglietto verde. Con una penalizzazione quindi del Made in Italy e della competitività. E, anche se le imprese pagheranno meno, sui mercati internazionali, per le materie prime, si rischia un rallentamento della produzione.

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