Uno osserva i due falli commessi, da Modesto e Vigiani, su Kakà e Seedorf, a distanza di una manciata di minuti, nel primo tempo di Milan-Reggina, prende nota dei rigori fischiati da Farina e gli scappa una battuta in tribuna-stampa: «Doveva stravincere le elezioni Berlusconi per vedere due rigori a favore del Milan!». La politica non centra, naturalmente, le commistioni tra calcio e verdetto elettorale sono sempre sgradevoli, ma forse cè un pizzico di verità in questa provocazione che da oggi circola ufficialmente tra i tifosi milanisti. E non tanto perché nella circostanza si sia trattato di un trattamento di favore riservato ai berlusconiani. Anzi: due falletti canonici, nemmeno eclatanti ma chiari, limpidi, trasparenti, uno di Modesto, laltro di Vigiani che prende per il collo e per la maglia Seedorf come si usa fare sul campetto parrocchiale. Tutto giusto, perciò. Farina, tra laltro, arbitro di discutibile talento, il solito permaloso, non è tipo da farsi condizionare. A un certo punto se la prende con Cafu, lo ammonisce e lo castiga anche per falli non commessi. È vero, non saccorge di un «mani» di Kaladze sul 3 a 1, ma si tratta di una infrazione difficile da cogliere, in area di rigore, per via del contatto ravvicinato tra il difensore e Amoruso.
Il punto, allora, è un altro. Il Milan ha subito, protestando a volte, tacendo in altre, lanno passato (sgabbiò dal meno 8) e in questa stagione una grave e ripetuta penalizzazione. Gli arbitri lo hanno maltrattato brutalmente. Non gli hanno fischiato a favore rigori doc (contro il Toro, contro lAtalanta, contro lInter, contro lEmpoli, contro il Palermo), gli hanno annullato gol buoni e cacciato via atleti alla prima protesta (Nesta contro lAtalanta, due turni di squalifica), non gli hanno perdonato una sola debolezza. Allimprovviso, contro la Reggina, daccordo, non contro la Roma, finisce il vento contro e la squadra incassa il dovuto.
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