E il Bernabeu farà il tifo per il «suo» Mourinho

INTERESSATI Costretti a stare a guardare i madridisti sono per l’Inter e per il tecnico della riscossa

Madrid ha scelto. Senza nemmeno discutere granchè. Madrid ha scelto l’Inter. O meglio ha scelto Josè Mourinho che è diventato il prossimo condottiero cui affidare l’eterna rincorsa verso la gloria madridista. Non sono serviti Cristiano Ronaldo e Kakà, messo sotto processo dalle radio della capitale, non sono serviti nemmeno Benzema e Xabi Alonso per far risorgere il gonfalone del Real, costretto al malinconico ruolo di spettatore nella finale Champions ospitata nel tempio del Bernabeu. È stato sufficiente Josè Mourinho, la cui intervista esclusiva dettata al quotidiano Marca, una specie di bibbia per il popolo “blanco”, è stata pubblicata a puntate con ampio richiamo in prima pagina oscurando il notiziario della finale. È per lui, il profeta di Setubal, che Madrid ha preso a tifare Inter. «Continuerò a dire quel che penso e a pensare a quel che dico», l’ultimo giuramento di Josè prima di far calare il sipario sulla famiglia (ha risposto solo a domande sul figlio, ndr) e di consegnare in pillole il suo piccolo mondo, «la Bibbia è il libro preferito, Giovanni Paolo II il personaggio storico, l’ipocrisia il difetto più grave, Eusebio l’idolo, vincere la finale di Madrid il sogno».
Madrid ha scelto dimenticando l’intreccio storico che nasconde una curiosa ricostruzione. Per esempio, la grande intramontabile Inter di papà Moratti, qui a Madrid nel ’64 colse la coppa Intercontinentale strappandola agli argentini dell’Independiente grazie a un magnifico gol di Corso. Sempre qui a Madrid, nell’indimenticabile estate dell’82, la Germania di Rummenigge e Breitner si arrese all’Italia di Bearzot, alle cavalcate di Bruno Conti, all’urlo di Tardelli e alla stoccata di Altobelli, interista. Sempre in Spagna, a Barcellona, Camp Nou lo stadio del ribaltone, nel maggio del ’99, il Bayern riuscì nell’impresa poi replicata solo dal Milan di Istanbul, lasciandosi rimontare nel recupero dalle stoccate del Manchester United, firmate da Sheringham e Solskjaer.
Nemmeno i buoni uffici di Robben, bocciato in modo spietato dal Real di Florentino, al pari di Sneijder, e adesso oggetto del rimpianto madridista, sono serviti a recuperare parte delle simpatie destinate agli interisti. Il Bayern è rimasto dietro le quinte. «Questa è una città speciale, qui ho vissuto due anni speciali, il Real è un club speciale, qui ho conservato tanti amici» il racconto fedele della freccia rossa proveniente dalla Baviera per cancellare ogni sospetto di rancore o addirittura di rivincita da consumare. Niente da fare: a Madrid il tifo è tutto per il portoghese e il suo esercito in tuta nero-azzurra che ha invaso la capitale spagnola. Per dichiarata simpatia e con l’intento di rastrellare qualche euro, un paio di ristoranti hanno piazzato cartelli per segnalare il servizio di telecronaca in italiano della finale ripreso direttamente da Sky. Non sono mancati i disperati del tifo neroazzurro, provenienti dalla Toscana e dalla Sicilia, piombati in Spagna senza la garanzia del ticket: chi non è riuscito ad approvvigionarsi al mercato nero, deve accontentarsi di un raduno gratuito dietro plaza Major.
Pronti i conti dell’Uefa da destinare alle due finaliste. È un bel fiume di denaro, proveniente da accordi noti: 40 milioni a chi alza la coppa, 35 milioni allo sconfitto, che è sempre un bel prendere. Dietro l’esito della finalissima, anche le sorti del calcio italiano e dei posti in Champions: uno traballa in modo pericoloso.

Dovessero trionfare Mourinho e Moratti sarebbe un sospiro di sollievo anche per l’allegra compagnia dei gufi italiani, milanisti e juventini compresi. Perché vorrebbe dire conservare la quarta squadra anche fra due anni.
FOrd

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