E Bossi tira le somme: «Dice stop al massacro? Vuol dire che si dimette»

RomaSorride amaro, Berlusconi, e scuote la testa come a dire: lo sapevo. Ossia che Fini avrebbe cercato per quanto possibile di scaricare le colpe sul cognato Giancarlo Tulliani e si sarebbe difeso dicendo «non so chi è il proprietario della casa di Montecarlo» e «solo dopo la vendita ho saputo che in quell’appartamento viveva il signor Giancarlo Tulliani». Insomma, un «non so» che non convince affatto il premier. Il Cavaliere, che vede il filmato ad Arcore, non crede alla ricostruzione del presidente della Camera ma valuta che la posizione di Fini, dopo il video, sia di assoluta debolezza. Già il fatto che il presidente della Camera non abbia avuto il coraggio di rispondere alle domande dei giornalisti e di affrontare un contraddittorio la dice tutta. E poi ha cercato, per quanto possibile, di scaricare le colpe sul cognato.
Un altro elemento valutato positivamente dal Cavaliere è la sconfessione della linea dei colonnelli finiani, Bocchino in testa. Il pretoriano di Fini, appena qualche ora fa, assicurava che dietro le società off-shore non c’era Giancarlo Tulliani. Mentre il presidente della Camera dice: «Non lo so. Gliel’ho chiesto con insistenza e ha sempre negato. Restano i dubbi? Certamente anche a me». Insomma, Fini in balìa dell’ambizioso cognato. Non certo una bella figura per l’ex leader di An. Berlusconi comunque è amareggiato perché, confida ai suoi «tutto questo teatrino poteva essere evitato, mentre adesso è addirittura a rischio il governo».
Amarezza e fastidio anche per tutte quelle accuse che il presidente della Camera gli rivolge senza mai nominarlo. La prima arriva all’inizio dell’intervento con quel «a qualcuno dà fastidio che da destra si parli di cultura della legalità, di garantismo che non può essere impunità, di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere i problemi personali». A Berlusconi pare di sentire Di Pietro, non Fini. E neppure quella sottolineatura sulla mancanza di «un semplice avviso di garanzia in 27 anni di Parlamento», lasciando intendere che invece Berlusconi di grane con la giustizia ne ha a iosa. «Ma roba da matti». E ancora, al premier non va giù quell’«a differenza di altri non strillo contro la magistratura e attendo con fiducia l’esito delle indagini». Una difesa blanda, quella di Fini, con qualche colpo basso. Specie quando il presidente della Camera si traveste da Travaglio e allusivo dice che «io non ho né denaro, né barche, né ville intestate a società off-shore per meglio tutelare i loro patrimoni e per pagare meno tasse». Ma chi lo ha sentito parla di un Cavaliere sostanzialmente di buon umore, complice anche la vittoria del suo Milan.
Prima di partire per Arcore, Berlusconi registra un audiomessaggio ai Promotori della libertà in cui cerca di riportare la barra della nave sulla politica: «In questi giorni l’immagine che dà di sé la politica è davvero un disastro: è molto peggio del teatrino di sempre, del teatrino delle chiacchiere, degli insulti, delle falsità. Meglio lasciar perdere». Vuole che passi un messaggio positivo: «Fuori da questo teatrino, il nostro governo, il “governo del fare”, ha continuato a lavorare in silenzio su cose concrete, nell’interesse di tutti gli italiani». Che ormai il premier pensi anche all’ipotesi delle elezioni anticipate lo lascia trasparire quando indica la mission ai militanti: «informare gli italiani, attraverso i gazebo e le iniziative sul territorio, su un aspetto particolare del nostro lavoro: sul ruolo dell’Italia e dei nostri soldati nelle missioni militari internazionali di pace. Un ruolo e un impegno che il nostro governo ha sempre considerato imprescindibile». Non è casuale, poi, che Berlusconi dedichi gran parte del proprio discorso ai rapporti con gli Usa e con la Nato. Nella battaglia coi finiani, infatti, questi ultimi hanno spesso puntato il dito contro la solida amicizia tra il Cavaliere e Putin, dipingendo il presidente della Camera come interlocutore privilegiato di Washington.

Vero? Berlusconi sottolinea invece che i rapporti con gli Usa vanno a gonfie vele visto che «l’impegno in Afghanistan ha ricevuto l’apprezzamento dei nostri alleati e in particolare un pubblico elogio dell’ex ambasciatore americano Spogli».

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