E Castagna litiga col cronista del Giornale

Milano «Lei è complice della strage». È un infuriato Pietro Castagna quello che si è rivolto al cronista del Giornale, in diretta dallo studio di Milano della Rai. L’acceso diverbio e la reciproca minaccia di querele ha animato la puntata di ieri di Una vita in diretta, condotta su Raiuno da Lamberto Sposini. Solo l’intervento del conduttore, che ha riportato la calma in studio, ha in parte rasserenato gli animi. Ai Castagna non sono andate giù alcune puntualizzazioni sui dubbi sollevati in alcune inchieste del Giornale. La famiglia non ha digerito soprattutto che questo quotidiano abbia dato visibilità alla richiesta della difesa di riproporre la pista familiare come «alternativa» alla colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo anche in appello per la strage di Erba. Quello del movente familiare è uno degli aspetti affrontati dagli inquirenti durante la prima parte dell’inchiesta, fino a quando l’attenzione degli investigatori si è concentrata sulla coppia di vicini di casa di Raffaella, una delle vittime della mattanza dell’11 dicembre 2006.
Il materiale probatorio raccolto ha permesso alla difesa di puntare l’attenzione della Corte d’appello di Milano su tre elementi: le mancate indagini sulla Panda di Paola Galli, il claudicante alibi di uno dei fratelli di Raffaella e soprattutto il fatto che un siriano amico di Azouz all’ora del delitto in via Diaz a Erba abbia riconosciuto qualche giorno dopo nel «fratello della morte» una delle persone viste quella notte assieme a due tunisini. Quel verbale dei carabinieri di Erba con l’inquietante riconoscimento, però, è stato tenuto nel cassetto dai carabinieri dal 25 dicembre - giorno della deposizione - fino al 15 gennaio. Quando i due coniugi avevano ormai confessato il delitto e la pista familiare era stata definitivamente scartata dalla testimonianza del supertestimone Mario Frigerio, che ha riconosciuto il vicino di casa come uno degli aggressori. La Panda, per ammissione della famiglia Castagna, è stata regalata ad alcune suore agli inizi di gennaio ma già il 15 dicembre non era stata oggetto di alcuna intercettazione ambientale, disposte dai pm sui mezzi e sui telefonini dei Castagna.

Un giallo che sembra senza soluzione, anche perché è la stessa Panda sulla quale le versioni a verbale di Carlo Castagna e del figlio Pietro non collimano. Solo qualche settimana prima lo stesso Castagna aveva riconosciuto «lo scrupolo e la correttezza» della controinchiesta, finita poi in un libro. Ieri la violenta retromarcia. FMan

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