La linea di fuoco, almeno a leggere giornali e dichiarazioni pubbliche, è quella dei cosiddetti frondisti. Il gruppetto di circa una ventina di dissidenti del Pdl capitanato da Guido Crosetto e Antonio Martino che da giorni chiede di rivedere profondamente la manovra. Pubblicamente, ci mancherebbe, Silvio Berlusconi si guarda bene dall’appoggiarli, anzi c’è anche chi racconta di un Cavaliere infastidito da troppo movimentismo in una fase così delicata. Tanto che da Palazzo Chigi parlano di un premier che sarebbe prudentemente «in attesa». In verità, l’impressione di molti è che pur avendo ufficialmente delegato Angelino Alfano a «trattare» con i cosiddetti dissidenti, Berlusconi abbia avuto diversi contatti telefonici con loro usando toni non solo comprensivi ma anche accondiscendenti. Non si spiegherebbe altrimenti, infatti,il prender forma all’interno del Pdl di un vero e proprio gruppetto di assalto alla manovra. Un termine forse un po’ colorito, per dire che al di là della linea di fuoco«pubblica»c’è un movimento interno ai vertici di via dell’Umiltà che nelle ultime ore s’è fatto sempre più frenetico. Coinvolge Alfano, che dalla sua breve vacanza greca nell’isola di Hydra si tiene in stretto contatto con dirigenti e ministri. Ma ne fanno parte, tra gli altri, anche Claudio Scajola - che caldeggia ancora l’aumento di un punto dell’Iva per spalmare parte dei cinque miliardi di introiti in più sulle famiglie e fare l’occhiolino all’Udc- Roberto Formigoni, Maurizio Lupi, Renato Brunetta, Raffaele Fitto e i capigruppo Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, Massimo Corsaro e Gaetano Quagliariello. Insomma, un gruppo piuttosto nutrito che - seppure con sfumature diverse - è granitico su un punto: la necessità di opporsi al ritrovato asse tra Giulio Tremonti e Umberto Bossi. Un’intesa che oggi avrà l’ennesimo suggello politico-mediatico visto che il Senatùr e Roberto Calderoli andranno a trovare il ministro dell’Economia a Lorenzago per festeggiare il suo compleanno. Un’occasione-ne sono convinti nel Pdl - in cui non ci si limiterà né a soffiare sulle candeline né alle consuete tiratine di orecchie di Calderoli. L’incontro, infatti, serve a ridare lustro al binomio Bossi- Tremonti. Con il leader della Lega che punta sul titolare di via XX Settembre per blindare definitivamente la querelle sulle pensioni e con Tremonti alla ricerca di una sponda politica per evitare di essere travolto dall’assalto delle prossime settimane. Già, perché nonostante i tempi strettissimi - il 22 inizierà l’esame in commissione al Senato- la tentazione di riuscire ad ottenere alcuni aggiustamenti nel Pdl è forte. Soprattutto per cercare di trovare nuove entrate che possano permettere di ridurre l’impatto della manovra sui tagli agli Enti locali (regioni, province e comuni). Un problema che sta agitando anche la Lega e che potrebbe rendere meno granitica la posizione di Bossi sulle pensioni. Se il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Osvaldo Napoli non esita a dire che «è incredibile che né Bossi né Tremonti capiscano che la crisi deve essere l’occasione per riforme strutturali » lamentando che «i Comuni sono i più bastonati», anche nel Carroccio ci sono molte frizioni. Tanto che ieri il presidente della provincia di Belluno, il leghista Giampaolo Bottacin,non ha esitatoad issare a lutto la bandiera nell’attesa che arrivasse Bossi proprio in segno di protesta. E sembra che Roberto Maroni condivida in toto le lamentele degli amministratori locali, ennesima conferma di una frattura interna alla Lega destinata a portarsi dietro strascichi. Insomma,nel Pdl c’è chi caldeggia il taglio dell’Iva e chi la riforma delle pensioni (anche se su questo fronte il problema potrebbe non essere solo la Lega ma anche Cisl e Uil che rischierebbero di finire fagocitati dalla Cgil). Comunque con l’obiettivo di dragare risorse, non solo per rivedere i tagli agli enti locali ma anche, la butta lì più d’un ministro, per valutare se è possibile limitare il contributo di solidarietà ai redditi sopra i 150mila euro (non andando dunque a colpire quelli oltre i 90mila). Si vedrà.
Quel che è certo è che i tempi non aiutano e che Tremonti è deciso a resistere. Da Arcore Berlusconi osserva. Ma sa che le prossime settimane potrebbero anche portare allo show down più volte temuto - tra lui e il ministro dell’Economia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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