E chi applaude Berlusconi è un pecorone

E chi applaude Berlusconi è un pecorone

Siamo proprio sicuri che «insulti e uova, il Cavaliere costretto a battere in ritirata» fosse l’esatta realtà, la cronaca vera e onesta di quanto accaduto nel cuore comunista del ponente genovese appena venerdì scorso? Sicuri sicuri che sia del tutto «fallita la conquista del quartiere rosso»? Era corretto titolare: «Berlusconi scatena l’ira di Sestri»? I cittadini, pardon «il gregge» come per ben due volte viene definito con fair play ed eleganza da «La Repubblica», non avranno dato la «spallata», ma in piazza a Sestri c’erano davvero.
D’altra parte, per un centrosinistra sul punto della disperazione, valeva tutto. Anche non limitarsi più a mettere nel mirino il leader della Casa delle Libertà, ma a sparare pure sul popolo, sui cittadini che si permettono di schierarsi dalla parte di Berlusconi. E così, via libera all’insulto. Il racconto di una giornata comunque straordinaria, nel senso del fuori dal normale, vissuta da Sestri Ponente con l’arrivo di Silvio Berlusconi era impossibile da evitare. Tanto valeva prendersela con chi ha impedito di titolare sulla figuraccia sperata, con chi ha coperto a suon di applausi i fischi. «La Repubblica», appunto, si è concentrata su quanti erano in via Sestri. Mai un accenno alla differenza di «forze» in campo, mai un confronto per dire se erano più i contestatori o i fan di Berlusconi. L’importante è definire, nel servizio sulle pagine nazionali, il gruppetto dei contestatori come «scanzonato, festante, non violento, ma presente». Le uova e gli oggetti lanciati, più che fischi e insulti, erano una festa. Certo erano un messaggio di non violenza. Diventano un’intollerabile manifestazione di antidemocraticità solo se vengono tirate su Luxuria e su altri omosessuali che sfilano per le strade russe. Per chi non avesse capito bene, a Sestri c’era «un presidio di popolo non organizzato ma visibile, pacifico ma determinato».
Fin qui sulle pagine che si leggono in tutta Italia. Per i genovesi, gli approfondimenti sono ancor più spietati. Perché chi sostiene Berlusconi in piazza deve essere ben descritto.

«La folla si è trasformata in una sorta di gregge che migra qua e là per via Merano». Pecoroni allo sbando, in attesa del pastore. E infatti, quando lui arriva «il gregge muta direzione». A salutarlo tremila persone che applaudono? Macché, «molte dita medie alzate in un invito inequivocabile».

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