nostro inviato a Rimini
Il tormentone sul posizionamento politico di Comunione e liberazione e della Compagnia delle opere - il suo braccio secolare - riparte anche questanno. E come sempre produce un effetto forse inevitabile: lanalisi e linterpretazione degli inviti rivolti dal Meeting a uso e consumo delle differenti teorie. Cè chi accredita la Cdo di una patente volontà di riposizionarsi a sinistra e costruirsi una morbida sponda tra i vincitori delle ultime elezioni. E chi, invece, legge nella presenza di Silvio Berlusconi e nellassenza di Romano Prodi tra le «guest star» del Meeting un chiaro segnale e una precisa scelta di campo a favore della Casa delle libertà. Si procede, insomma, con oscillazioni alternate, legate più ai wishful thinking di una parte politica - il centrosinistra - che alla realtà dei fatti e delle dichiarazioni ufficiali.
Lo scenario, insomma, è quello di sempre. Con i dirigenti della Compagnia delle opere che si scrollano di dosso lannoso (e annuale) quesito sullo spostamento a sinistra con un sorriso ironico: «Ma non ci eravamo buttati a sinistra anche lo scorso anno e due anni fa?» risponde il vicepresidente Giampaolo Gualaccini, ricordando gli articoli di stampa usciti in coincidenza con le precedenti edizioni del Meeting. La verità - e qui nessuno fa fatica a ricordarlo - è che la Compagnia ad aprile scorso ha fatto una scelta di campo precisa, invitando a votare per la prima volta in modo esplicito, per la Casa delle libertà. Quellinvestitura non è mai stata rinnegata e il canale preferenziale instaurato con il centrodestra resta saldo. Fermo restando che il desiderio di dialogare con i riformisti del centrosinistra e far sentire la propria voce è, ovviamente, nellinteresse di una organizzazione che deve rendere conto a migliaia di associati.
Certo fa discutere linvito a presentare lultimo libro di don Giussani fatto al ministro ds, Pierluigi Bersani. Ma quello con il responsabile delle Attività produttive è un rapporto consolidato da molti anni e rafforzato dal famoso decreto sulle liberalizzazioni, apprezzato, sia pure con alcune riserve, dalla Cdo. Senza contare che gli inviti sul palco del Meeting vengono fatti sempre e comunque a 360 gradi. Se quella di Bersani è una presenza che non sorprende - sia pure nel ruolo di «commentatore» degli scritti di Giussani - qualche polemica la accende, invece, lassenza di Prodi che al Meeting ha partecipato tre volte da presidente della Commissione europea. «Questanno abbiamo invitato Franco Marini per l'incontro inaugurale: non è che possiamo invitare ogni anno tutte le cariche dello Stato», spiega il presidente del Meeting Emilia Guarnieri. «Noi non è che non invitiamo, noi invitiamo e basta. Lo facciamo in un modo empirico che è legato alla storia e alla normalità dei rapporti. Cè stato poco tempo per preparare il programma visto che si è votato tardi e il nuovo governo è nato da poco, per cui ci siamo mossi sulla base di rapporti precedenti e delle cose che abbiamo sentito in questi mesi: del presidente Marini, infatti, abbiamo particolarmente apprezzato tanto il discorso di insediamento a Palazzo Madama quanto lintervento a Confindustria».
Una puntualizzazione a cui unisce la propria voce anche Giancarlo Cesana: «Non è una cosa automatica che al Meeting si inviti sempre lattuale presidente del Consiglio. Anche questanno ci saranno esponenti di entrambe gli schieramenti e quindi lequilibrio delle due parti è rispettato». Sullaltro fronte, a testimonianza di una simpatia mai venuta meno, è stato proprio lo stesso Cesana, leader laico di Comunione e liberazione, a proporre lintervento di Berlusconi sul tema «Quale libertà per quale Italia». Unidea accolta e approvata dallintero comitato direttivo del Meeting. Al di là dellanalisi delle scelte politiche del movimento, cè, comunque, un messaggio limpido e chiaro che partirà dal Meeting: il muro contro muro non paga, è ora che le coalizioni si siedano al tavolo e dialoghino seriamente.
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