I dischi della Motown... Ovvero i classici del rhythm and blues prima che la sciagurata onda della «disco» mandasse in crisi la musica nera di qualità. I dischi della Motown (contrazione di «Motor Town», ovvero Detroit) che fondevano gospel e nuove tendenze, pop e soul, ritmo e melodia in uno stile unico... I dischi della Motown arrivarono in massa al numero uno delle hit parade grazie allintuito di Berry Gordy, ex operaio in una catena di montaggio che realizzò il sogno americano dalla parte dei neri. Negli anni 50 i neri erano star della boxe, del baseball - al limite del jazz -, ma Gordy fu il primo proprietario e amministratore di una casa discografica a sfondare. Nella sua scuderia cerano tutti i grandi, da Smokey Robinson a Stevie Wonder, dalle Supremes a Marvin Gaye, dai Four Tops a Lionel Richie passando per Michael Jackson ed i suoi fratelli. Per ricordare i cinquantanni di questa fucina di talenti, esce in questi giorni il triplo cd Motown 50. Yesterday Today Forever, splendida e colorita antologia di una stagione irripetibile.
Gordy fu impareggiabile nel mescolare i gusti del pubblico e il senso degli affari. Il vero rnb era una versione semplificata del jazz di Lionel Hampton e delle big band di Kansas City; i suoni erano agli antipodi di quelli pop. Voce aspra, testi espliciti, chitarre, sax, pianoforti e batterie a tutto volume e a tutto ritmo. Così Gordy e la sua squadra (fu attentissimo a scritturare autori che lavorassero solo per lui) partì dalle strutture musicali del gospel per abbracciare tutti gli stili, senza dimenticare il pop. Dopo i primi successi come autore (suo il classico Reet Petite di Jackie Wilson), nel 1960 Gordy portò i Miracles a vendere un milione di dischi con Shop Around. I Miracles furono il biglietto da visita della Motown, grazie alla voce del torrido talento solista di Smokey Robinson. Accanto ai dischi dalla formula soul pop più semplice delle Marvelettes e degli Isley Brothers, cerano gruppi più legati alle radici come i primi Temptations (Since I Lost My Baby, Get Ready), guidati da Dave Ruffin, e i Four Tops. Cera poi la macchina da soldi delle Supremes (sedici dischi in classifica tra il 1964 e il 1969), molto scenografiche nonostante la voce limitata di Diana Ross, ma più interessanti dal punto di vista «black» erano i brani di Marhta & The Vandellas e Gladys Knight & the Pips. Fino agli anni 70 la Motown fu una gioiosa macchina da hit parade; i brani venivano costruiti a tavolino, sottoposti ad un controllo qualitativo per cui i singoli venivano riscritti finché «un comitato di selezione non era convinto che ci fossero gli ingredienti giusti per sfondare». Ma ci furono anche artisti impegnati che ruppero questa tradizione per buttarsi sullimpegno e su una feroce critica sociale come Stevie Wonder e soprattutto il vate Marvin Gaye con Whats Goin On.
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