E il condominio assediato arruola gli 007

MilanoVia Tadino 47, cercare bene nello stradario alla voce «ostaggi del degrado». Milano, a due passi dallo shopping di corso Buenos Aires, ecco cinque piani di indecenza votati all’esercizio della prostituzione «clandestina, sconcia e turpe. Ventiquattr’ore su ventiquattro», come recita l’esposto che giace ormai da sei mesi negli uffici del vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato, firmato da nove famiglie di condomini esasperati.
In attesa di risposte concrete da Palazzo Marino, i cittadini corrono ai ripari di tasca loro, assoldando vigilantes per ripristinare una parvenza di sicurezza: ma la novità non è questa. Piuttosto, dove non sono bastati i guardiani, ci sono voluti degli investigatori privati per scoraggiare l’assidua frequentazione del palazzo da parte di lucciole e clienti. In un paio di mesi tra ronde e camuffamenti, qualche risultato è arrivato, eccome. Il trans che alloggiava con grande profitto (suo) e disturbo (altrui) al piano rialzato, ad esempio, ha dovuto lasciare l’appartamento a un ben più mite giovane coppia di filippini.
Piccole grandi soddisfazioni per i signori inquilini e per colui che ha predisposto il piano di intervento «speciale», il neo amministratore del condominio Federico Citarella, peraltro abituato a vedersela con situazioni decisamente border line, visti i precedenti di Sammartini 33 o Santa Maria del Suffragio. «Bisognava - racconta - unire gli sforzi dei proprietari di casa. Non si trattava soltanto di introdurre nel regolamento condominiale una clausola che vietasse espressamente la prostituzione come causa di disordini e deprezzamento dell’immobile».
L’abuso degli spazi comuni era tale da richiedere qualcosa di più di un semplice custode in portineria. Con un impegno economico ragionevole, gli abitanti del palazzo hanno assunto personale di un’agenzia investigativa e di security per stanare i responsabili di quei comportamenti «che hanno portato lo stabile allo stato di sfacelo che abbiamo inizialmente riscontrato. Questo discorso è preliminare all’accertamento delle responsabilità di alcuni proprietari. Intendiamo, inoltre, procedere in sede civile per la liquidazione dei danni in favore di chi subisce lo sfruttamento della prostituzione, anche clandestina», riferisce Citarella. Da notare che una stanza in affitto per «esercitare» il mestiere arriva a costare 1.200 euro al mese. Tremila per un bilocale con bagno e cucina.
Il punto cruciale è ottenere prove materiali su come gli atti dei singoli condomini abbiano causato danni permanenti alla struttura. Ecco un verbale-tipo, di qualche sera fa, firmato dagli spioni con mandato degli inquilini «perbene». I litiganti, «prostitute, avventori e protettori stanotte non hanno trovato di meglio da fare che demolire porte, rompere vetri, incidere i rivestimenti in legno delle pareti.
Proprio durante una di queste risse, prostitute del secondo piano - per non far “lavorare” quelle dei piani più alti - hanno divelto la porta dell’ascensore e fatto precipitare la cabina sul fondo del vano di corsa dell’elevatore». Come assaggio può bastare.
E per chi avesse dubbi sulla legittimità di una simile iniziativa, questioni di tutela della privacy comprese, l’avvocato Sara Cella, interpellata sulla vicenda, avverte che sì «il cittadino non può effettuare verifiche o indagini se non attraverso le autorità competenti», tuttavia ai condomini è permesso (lo ha stabilito di recente la Cassazione) «adottare strumenti che possano fungere da deterrente ed essere funzionali alla conservazione delle cose comuni e del valore dell’edificio. Appunto lo scopo che ha un servizio di guardiania o l’uso di telecamere a circuito chiuso, purché l’uso delle immagini non ecceda l’ambito della sicurezza». Via libera, insomma, agli «agenti segreti» sul pianerottolo.
Così J. la spagnola, D. la bulgara e la perfino corpulenta C., definita all’unanimità diciamo la «manager» delle ragazze marocchine che si vendevano qui, dopo le feste (e i festini) sono alle prese con un trasloco forzato.

Con rimpianto di alcuni milanesi e dei tanti immigrati, di ogni età, abituati a trastullarsi nei corridoi di via Tadino 47. E oggi alquanto disorientati quando gli si chiede a chi siano venuti a citofonare... per poi accorgersi d’improvviso d’aver «sbagliato indirizzo».

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