E Consorte denuncia il successore Stefanini

Non c’è pace per Unipol. Ora è il neopresidente del colosso assicurativo Pierluigi Stefanini a finire nel registro degli indagati. L’accusa, estorsione, nasce da una denuncia del predecessore, Giovanni Consorte. Insomma, la vecchia gestione contro la nuova. Sullo sfondo, naturalmente, ci sono le inchieste sulle grandi scalate, a cominciare da quella a Bnl. Due anni fa Consorte e il suo vice Ivano Sacchetti entrano nel mirino della magistratura; a gennaio 2006 Consorte si dimette da presidente e amministratore delegato, un mese dopo il pressing ricomincia: questa volta l’azienda chiede a Consorte di andarsene. Anche la sua permanenza come semplice dipendente viene ritenuta indigesta e questo in un momento in cui l’ormai ex numero uno è gravemente malato. «Il significato di quelle dimissioni - spiega l’avvocato Alessandro Gamberini - è di dimissioni in qualche modo coartate». Magari prospettando di esporlo ad una sorta di «gogna mediatica» qualora avesse rifiutato il passo richiesto.
L’ipotesi delineata nella denuncia era la violenza privata, ma la Procura di Bologna ha deciso di procedere per estorsione. E ha cominciato gli interrogatori: il primo ad essere ascoltato è stato Piero Collina, uno dei membri del cda che ha dato dell’episodio una ricostruzione diversa rispetto a Consorte. «La vicenda Bnl è lontana nel tempo, commenta Stefanini che ha chiesto ai suoi legai di contattare immediatamente la Procura di Bologna - dagli errori del passato abbiamo imparato molto, ora guardiamo avanti». Più diretto Carlo Salvatori, amministratore delegato della compagnia: «Mi sembra una balla. Stefanini ha una dirittura morale che considero assolutamente di eccellenza. So solo questo».


Intanto, la Procura di Roma ha letto i giornali di ieri e ha scoperto che l’iscrizione nel registro degli indagati dei membri del contropatto Bnl, da Francesco Gaetano Caltagirone a Stefano Ricucci, era ormai di dominio pubblico. Risultato: è stata aperta una nuova inchiesta sulla fuga di notizie.

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