E Conti stringe su Spagna ed Est Europa

Massimo Restelli

da Milano

L’arrocco che porterà Suez in seno a Gaz de France sembra vanificare le mire di Enel verso Electrabel ma non per questo Roma rinuncia alla propria vocazione internazionale. A ribadirlo, prima che scendesse in campo anche il primo ministro francese Dominique de Villepin, è stata ieri la stessa Enel aggiungendo che lo sviluppo si concentrerà su Spagna, Francia ed Europa dell’Est. Tra le righe del comunicato figurava l’obiettivo Suez-Electrabel, verso il quale l’amministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti meditava di marciare insieme a un alleato francese cui lasciare tutte le attività non elettriche.
A meno di una difficile mediazione, l’incontro tra il ministro delle Attività produttive Claudio Scajola e il collega François Loos è stato annullato, Enel dovrà individuare un’altra destinazione per impiegare una disponibilità finanziaria salita a 15 miliardi dopo la cessione di Wind e il dimezzamento del debito. Enel (34 miliardi i ricavi registrati nel 2005) vuole crescere come dimostra la tenacia con cui Conti sta presidiando anche il mercato spagnolo. Dove a metà febbraio il gruppo ha formalizzato a Gas Natural l’interesse a rilevare gli asset che Madrid potrebbe cedere per finanziare l’Opa sulla connazionale Endesa finalizzata a contrastare la tedesca Eon. A finire sul mercato sarebbero impianti per un valore complessivo di otto miliardi, di cui 4-5 miliardi «prenotati» da Conti con annessa disponibilità a saldare immediatamente l’affare.
Gas Natural ha un accordo preliminare con Iberdrola ma se la mossa sarà coronata dal successo Enel trasformerebbe la controllata Viesgo nella quarta realtà spagnola (con una quota di mercato del 13,5%) alle spalle di Union Fenosa. Molto anche in questo caso dipenderà dagli equilibri politici visto che Madrid medita di congelare i diritti di voto degli azionisti pubblici stranieri al 5% e che il presidente di Endesa, Emanuel Pizarro, ha invitato i soci a resistere a qualsiasi Opa. L’evoluzione del quadro iberico pesa sul destino di un’altra società su cui ha puntato gli occhi Enel: la francese Snet (2600 Megawatt di potenza) partecipata al 35% dal tandem Edf-Charbonage de France e al 65% da Endesa. Conti ha già consegnato un’offerta ai due soci transalpini ma la gara è ferma in attesa delle decisioni di Gas Natural. Cui Enel ha manifestato la propria disponibilità a diventare l’azionista unico di Snet.
Fino a qui la mappa occidentale di Enel che, complice il dimagrimento imposto negli anni scorsi in Italia con la vendita delle Genco (il gruppo pesa oggi per il 33% del mercato) guarda anche ad eventuali privatizzazioni in Russia e nell’Europa dell’Est. A partire da Polonia e Turchia o all’area dei Balcani in genere che consentirebbero al gruppo di aggiungere organicità alla propria rete internazionale.

Una filosofia di espansione che, oltre agli Stati Uniti, ha portato Enel a essere presente in Bulgaria (dove ha acquisito una delle principali centrali del Paese), in Slovacchia (rilevando il 66% di Slovenske Elektrarne), Romania (con una società di distribuzione) e in Russia grazie a un contratto di gestione per la centrale di San Pietroburgo.

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