E la «correzione» può attendere

Altro che correzione dei mercati, attesa da molte cassandre per questo settembre. I listini europei con la seduta di Borsa di ieri hanno rinnovato i massimi degli ultimi undici mesi. In Piazza Affari, il Ftse Mib, l'indice delle società a maggiore capitalizzazione, ha archiviato l'intera settimana con un progresso del 3,7%, salendo sopra i 23mila punti. Fiat è andata ai massimi del 2009, Intesa è tornata sopra i 3 euro. A spingere i mercati azionari è un mix di fattori. Tra questi, i rialzi delle quotazioni delle materie prime, collegati all'indebolimento del dollaro, la valuta in cui sono scambiate a livello internazionale. Le materie prime, in genere, si muovono al rialzo anticipando una ripresa dell'economia. E in effetti a un quadro macroeconomico più roseo sembrano credere molte banche d'affari, che conseguentemente, proprio nei primi giorni della settimana, hanno migliorato le previsioni sull'andamento delle Borse.
Gli esperti di Credit Suisse, ad esempio, hanno corretto al rialzo il proprio obiettivo di prezzo di metà 2010 riferito all'indice americano S&P 500, portandolo a quota 1.150 punti, mentre quelli di Bank of America Merrill Lynch lo hanno alzato a 1.200 punti per i prossimi 12 mesi. Il generale miglioramento delle aspettative su Wall Street si è trasferito un po' su tutti i principali listini internazionali, che tipicamente tendono ad accodarsi all'andamento della Borsa statunitense. Secondo gli analisti di Credit Suisse, quella attualmente in corso sarebbe la fase migliore del ciclo economico, caratterizzata da utili societari superiori alle attese, da una crescita del Pil che continua a essere rivista al rialzo e da un tasso di inflazione che almeno per ora non sembra intimorire. Tuttavia, la banca svizzera ritiene che le cose cambieranno e il magic moment dei listini potrebbe cessare quando le banche centrali, anche per contrastare probabili spinte inflazionistiche sempre maggiori, riprenderanno ad alzare i tassi.

Le Borse, infatti, tendono a non reagire positivamente a fasi di innalzamento del costo del denaro e, viceversa, a correre - ed è quello che è successo negli ultimi mesi - durante fasi opposte di riduzione dei tassi e di abbondanza di liquidità.

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