E la corsa delle materie prime continua

Rame, zinco e alluminio ai massimi. L’oro balza oltre 600 dollari. Per gli investitori guadagni del 20% in 12 mesi. I fondi puntano 100 miliardi

Pino Mencaroni

da Milano

Il rame è arrivato al record storico di 6mila dollari per tonnellata. E pensare che nel 2002 viaggiava a 1.500 dollari. Nei fatti si tratta di un aumento del 400%. Non cambia la musica per lo zinco e l’alluminio. Tra i motivi del boom c’è il robusto trend dell’edilizia, dove questi metalli trovano largo uso. C’è poi la crescita economica cinese e indiana che aumenta la domanda a fronte di una offerta che resta insufficiente. Ormai, alla Borsa metalli di Londra, le scorte mondiali di zinco e rame coprono solo pochi giorni dei consumi mondiali.
Stesso discorso, se si guarda a metalli più nobili, come i preziosi. L’oro è volato oltre 600 dollari l’oncia, il livello più alto degli ultimi 25 anni, nella stessa direzione marciano argento e platino. Aiuta il buon andamento globale del settore della gioielleria e dell’elettronica, oltre al classico schema di puntare su beni rifugio in un mondo dove non mancano tensione geopolitiche. Il prezzo dell’oro è raddoppiato in 5 anni, ma la rimonta è iniziata il giorno dell’attentato alle Torri di New York, con il primo scatto da 260 a 290 dollari l’oncia. Appare invece molto più debole il canonico legame tra la valuta americana e i preziosi: per decenni si muovevano in direzione opposte, oggi vanno anche all’unisono. Una novità assoluta, ma non l’unica.
L’attuale corsa dei prezzi ha molto a che fare con la cosiddetta «finanziarizzazione di massa» dell’economia. Nascono continuamente prodotti finanziari che replicano l’andamento degli indici generali delle materie prime, che poi sono quotati e scambiati nelle Borse con le stesse modalità dei titoli azionari. Si tratta dei cosiddetti Etf (Exchange traded funds) o Etc (Exchange trade commodities).
«Nei prossimi tre mesi saremo in grado di offrire nuovi prodotti sia per scommettere sugli indici, sia sulle singole materie, da rame a zinco passando per quelle agricole. Una opportunità anche per il piccolo investitore», spiega Hector McNeil, broker londinese di Etf Secutiries. La società londinese attende il via libera dall’autorità di vigilanza per lanciare i prodotti alla Borsa di Londra. Ne ha già alcuni che hanno raccolto, come quello sull’oro, oltre 6 miliardi di dollari. D’altra parte l’appetito vien mangiando. Negli ultimi 12 mesi chi ha investito sugli indici delle Borse azionarie, come lo Standard & Poor's, ha guadagnato circa il 7 per cento. Chi ha scelto i titoli di Stato ha perso il 3-4%, ma chi ha puntato sulla materie prime guadagna oltre il 20 per cento. Non a caso, nel 2002, i fondi scommettevano sulle materie prime 15-20 miliardi di dollari; quest'anno la puntata è salita a oltre i 100 miliardi. È questo, oltre ai fondamentali, l’altro carburante di un rialzo apparentemente inarrestabile.

C’è poi l’incognita del rialzo dei tassi che potrebbe modificare l’andamento del ciclo delle materie prime, ma per ora nessuno se ne cura.
Forse aiutano le vicende del petrolio. Da 4 anni di fronte a rialzi da record si teme per l’economia mondiale che, invece, continua a marciare sorprendentemente senza inflazione. Un’altra novità di non poco conto.

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