E Costa non lascia la poltrona per fare il «ligure d’Europa»

E Costa non lascia la poltrona per fare il «ligure d’Europa»

Costa Massimiliano, il fedelissimo. Il ligure a tutti i costi, anzi il ligure anche a costo di lasciare l’Europa senza liguri. Con Marta Vincenzi sindaco si apre il problema della successione al seggio di Stasburgo che la nuova sindaco dovrà lasciare per governare Genova. E lui, il vicelíder Massimiliano, sarebbe l’indiziato numero uno per prendere il posto dell’europarlamentare.
A rigor di stipendio, non ci perderebbe. Come vicepresidente della giunta Burlando in Regione guadagna più o meno quello che l’Unione europea prevede di scucire ai suoi rappresentanti. Di grane ne avrebbe certo meno. Là poi, dove i Popolari sono davvero Popolari e stanno contro la sinistra, nessuno gli farebbe rimarcare le frequenti crisi di coscienza né gli chiederebbe conto di scelte un po’ troppo progressiste e di rottura con gli insegnamenti della Chiesa. Voli pagati e lavoro non certo stressante farebbero pendere la bilancia per l’accettazione del seggio che ormai fu di Marta Vincenzi. Ma Costa Massimiliano da Genova vuole restare a Genova e in Liguria. Il prestigio è senz’altro superiore visto che in fondo i maligni avevano detto che la Vincenzi era stata spedita a Strasburgo per essere un po’ meno nei piedi ai Ds locali.


Costa ha dunque deciso, anzi ribadito, di voler rinunciare all’appello europeo. E pazienza se a Strasburgo non ci sarà più neppure un ligure. Perché sì, la carta d’identità dice che ci sarebbe Giulietto Chiesa, ma certo è tutto tranne che un rappresentante della Liguria in Europa.

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