E per D’Alema è sempre colpa degli Stati Uniti

E per D’Alema è sempre colpa degli Stati Uniti

da Milano

Di chi è la colpa se lo scudo spaziale diventa un problema internazionale? Degli Stati Uniti, of course. Il nostro ministro degli Esteri Massimo D’Alema non ha dubbi, e non ne ha mai avuti. «È stata un’iniziativa unilaterale non ben ponderata», ha affermato, criticando il modo in cui Washington ha presentato il progetto di difesa per l’Europa. Non c’è da meravigliarsi, d’altronde: è apparso subito chiaro che, da quando si è insediato un anno fa, il nostro governo ha dato una brusca virata alla politica estera, mettendo più volte a rischio le relazioni con l’America. A cominciare dall’allargamento della base Usa di Vicenza per arrivare alla crisi dello scambio di prigionieri per il sequestro Mastrogiacomo. Il tutto aggravato dal rifiuto di incrementare l’impegno italiano in Afghanistan e una politica in Medio Oriente a dir poco ambigua. Un antiamericanismo crescente, dettato sì dal peso determinante che la sinistra radicale ha sul governo, ma anche dal dna del capo della diplomazia italiana. Insomma, gli Stati Uniti non ne combinano mai una giusta. Come con lo scudo antimissile, un’iniziativa «partita male - ha detto D’Alema, a Oslo per la riunione dei ministri degli Esteri della Nato -, in modo poco brillante e ha generato incomprensioni», mentre forse era possibile preparare meglio il terreno con gli alleati e con Mosca. Il titolare della Farnesina ha fatto capire che l’errore della Casa Bianca è stato all’inizio, quando è sembrato che il sistema di difesa antimissile «interessasse bilateralmente gli Stati Uniti e alcuni singoli Paesi europei» e questo «naturalmente ha creato un qualche turbamento anche in sede Nato». Il progetto americano inoltre rischia di mandare all’aria il negoziato sull’indipendenza del Kosovo, osteggiato dalla Serbia e poco gradito alla Russia. Lo scudo spaziale riguarda un futuro lontano - ha spiegato - e dal momento che «ci sono questioni che incombono, sul Kosovo bisogna decidere questo mese, forse si poteva con maggiore prudenza aspettare un po’».
E dopo il colpo al cerchio, un colpetto anche alla botte.

D’Alema, infatti, ha anche criticato «le reazioni nazionaliste non pienamente fondate» di Mosca e ha definito «un errore» un eventuale congelamento russo del Trattato sulla riduzione delle forze convenzionali in Europa.

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