Qualche mese fa lo scenario era davvero entusiasmante. Ecco le diverse tessere del puzzle tricolore sbarcato in Inghilterra: Roberto Mancini, con i soldi dello sciecco, stava armando l'assalto del City al trono dell'United. Non solo. Ma era riuscito a convincere Mario Balotelli a trasferirsi a Manchester lasciando lo spogliatoio ostile di Appiano Gentile nel quale si sentiva isolato e incompreso. Bene: le ultime settimane ci hanno regalato un altro affresco. SuperMario è diventato l'oggetto preferito degli sfottò e delle polemiche dei tabloid inglesi, tutti concordi nel definire quell'affare un costo sbagliato oltre che eccessivo. Lo stesso Mancini, considerato un tecnico di grande esperienza, non ha superato il vero esame di laurea, e cioè trascinare il City in testa alla classifica.
Nel frattempo Carlo Ancelotti, da un anno già a Londra alla guida del Chelsea, è uscito dalla Champions al culmine dell'ennesimo derby scalognato inglese, questa volta col Manchester United dopo i precedenti col Liverpool. Abramovich aveva puntato tutto sulla coppa dei Campioni e per provare a vincerla si era anche impegnato a sborsare grandi cifre a gennaio per reclutare Fernando Torres e il difensore del Benfica Luiz. «Chiedete al patron sul mio futuro» la frase di Carletto ha un non so chè di attesa di qualche lettera.
A questo punto l'unico rappresentante del calcio italiano in sella è don Fabio Capello, ct dell'Inghilterra atteso alla prova d'appello degli europei. Gli perdonarono il fallimento al mondiale di Sudafrica, non un replay deludente.
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