E il Diavolo cambia prefisso: da 666 a 616

Nella versione più antica della sezione dell’«Apocalisse» di Giovanni in cui si parla della Bestia compare un numero diverso da quello tramandato dalla tradizione

Satanisti di tutto il mondo, all’erta. C’è il rischio che dobbiate rifare i conti. Il numero dell’Anticristo, citato nell’Apocalisse di San Giovanni, potrebbe infatti non essere 666, come si credeva finora, ma 616. Ce lo dice un frammento di papiro della fine del III secolo dopo Cristo. È stato appena pubblicato e contiene la versione più antica finora nota della sezione dell’Apocalisse in cui si parla della Bestia demoniaca. E il numero 616 campeggia con molta chiarezza al posto dell’atteso 666.
Un documento eccezionale, che riapre una questione in realtà antichissima. Perché su quale fosse il vero numero dell’Anticristo, anche se ovviamente i satanisti di oggidì lo ignorano, si discute da sempre. La questione era già affrontata da Ireneo, vescovo di Lione, vissuto nel II secolo dopo Cristo, nel quinto libro del suo trattato Contro le eresie. E il brano che affronta la questione è ora riportato anche nel volume della Fondazione Valla sull’Anticristo. Ireneo ricorda che il numero della Bestia è senza dubbio 666, perché il 6 è numero sacro: sei furono i giorni della creazione, sei i millenni della durata totale del mondo. E il vescovo si scaglia con incredibile violenza contro coloro i quali, «seguendo una lezione particolare, hanno svuotato di significato il numero di mezzo, togliendo a esso cinquanta unità, e hanno fissato una sola decina invece di sei». Senza dubbio, spiega Ireneo, qualche copista ha fatto un errore nel trascrivere il numero, mentre «tutti i manoscritti antichi e più degni di fede» danno la cifra 666.
In greco, i numeri erano indicati con lettere dell’alfabeto: bastava sostituire una lettera (lo iota) a un’altra (lo ksi) per avere 616 invece di 666. La polemica attesta che già al tempo di Ireneo esisteva questa variante. E ora la decifrazione del nuovo frammento di papiro potrebbe dimostrare che in realtà Ireneo aveva torto e che 616 è davvero il numero giusto. Il frustulo di papiro in questione è uno delle decine di migliaia scoperti a Ossirinco, in Egitto, e conservati a Oxford. Circa 400mila testi, scoperti a partire dalla fine dell’Ottocento, che si continua a studiare e decifrare. Questi testi vengono pubblicati nelle serie dei Papiri di Ossirinco (c’è anche un sito internet: www.papirology.ox.ac.uk). Molte sono state le sorprese, anche negli ultimi anni, anche grazie all’uso di macchine a raggi infrarossi che oggi permettono di leggere testi fino a ieri illeggibili: per esempio, un elogio della fuga composto dal poeta greco Archiloco o i frammenti di una tragedia perduta di Sofocle.
La sorpresa relativa all’Anticristo è stata pubblicata ora nel volume 66 degli Oxyrhynchus Papyri al numero 4499. Giustamente, anche i curatori del volume Valla ritengono che la versione riportata dal papiro «potrebbe essere quella originaria». E allora ci sarebbe davvero da rifare i conti con l’Anticristo. Restano da capire le ragioni teologiche della furia di Ireneo contro chi sosteneva che il numero dell’Anticristo fosse 616. Il vescovo di Lione lo tratta quasi alla stregua di un eretico. Il commento al volume della Valla spiega nel dettaglio le ragioni di questa polemica, legata alla visione millenarista di Ireneo. A noi basti ricordare che greci e latini prendevano i numeri molto sul serio. La numerologia era un’arte molto complessa, e aveva applicazioni anche in ambito magico.

Tra l’altro, in greco, a ogni lettera dell’alfabeto era attribuito un valore numerico, per cui ogni parola o frase poteva essere riassunta e rappresentata da numeri.
Un esempio? Il valore numerico del nome di Nerone in greco era 1005. Esattamente equivalente al valore numerico della frase: «Uccise la sua propria madre».

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