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E la diretta tv della Rai scatena le polemiche: «Esercito ridicolizzato»

Il centrodestra insorge: «Non è un varietà televisivo ma un’operazione militare. Prodi fa uno sfacciato uso politico dei soldati italiani». Critiche anche da Prc e Verdi: «Più discrezione e meno trionfalismo»

Alessio Garofoli

da Roma

Dalle bandiere della pace all’amore per le divise, tutto in pochi mesi. È questo il senso delle critiche che il centrodestra rivolge alla maggioranza per la diretta Rai dell’arrivo in Libano delle truppe italiane. Critiche che, seppur con discrezione, arrivano pure dalla sinistra radicale.
«La maggioranza e il suo governo confondono un’operazione militare ad alto rischio e con molte incognite con la kermesse cinematografica di Venezia». È l’accusa, affidata a una dichiarazione congiunta, di Maristella Gelmini, Micaela Biancofiore e Beatrice Lorenzin (Fi), per le quali lo sbarco trasmesso in tv «è davvero incredibile, per non dire stucchevole». A giudizio delle esponenti azzurre, «è evidente l’ostentazione con la quale la maggioranza, grazie a una certa complicità della Rai, tenta di nascondere le proprie lacerazioni sull’invio delle nostre missioni internazionali. Invitiamo Prodi, Parisi e D’Alema a rispettare le preoccupazioni delle famiglie dei nostri ragazzi e dei cittadini che considerano i militari italiani non figuranti di film bellici, ma seri professionisti con spiccato senso del dovere e attaccamento alla Patria». È ancora più dura Isabella Bertolini, anche lei di Fi: «Libano? Il governo fa uno sfacciato uso politico dei militari italiani. Il mare grosso però rovina lo show. Ora anche lo sbarco in diretta Rai. Se lo avesse fatto Berlusconi, la sinistra avrebbe fatto l’inferno, avrebbe bloccato il Paese con ipocrite marce pacifiste. Invece ora per i pacifisti di sinistra, va tutto bene, anche il varietà televisivo». Ma la situazione imporrebbe tutt’altra sobrietà, continua Bertolini, perché «i nostri ragazzi si giocano la pelle in una missione costosissima, ambigua e ad altissimo rischio e il Professore li usa per farsi propaganda». Neppure l’Udc gradisce il nuovo zelo militaresco del governo. Ad aprire la danze, tra i centristi, è Mario Baccini. «Che le bandiere della pace fossero sparite da strade e balconi è sotto gli occhi di tutti. Che le marce della pace stavolta non fossero state invocate è evidente. Che addirittura quella di Assisi si fosse trasformata in una manifestazione pro Onu è innegabile. Ma che si decidesse di trasmettere in diretta lo sbarco delle truppe italiane in Libano mi sembra davvero troppo». Passano le legislature, cambiano i ruoli. «Il fatto di essere al governo - prosegue il vicepresidente del Senato - ha radicalmente cambiato il modo di agire della sinistra italiana: siamo passati dalle proteste incondizionate contro le missioni di pace all’esaltazione. Trasformare lo sbarco dei soldati italiani in uno show televisivo mi sembra una spettacolarizzazione indecente». Maurizio Ronconi, invece, dà alla polemica una curvatura ironica: «Lo sbarco dei militari tra bagnanti ed ombrelloni ha dato l’immagine di un esercito “a fumetti” e la misura di un governo cinico e senza il limite del ridicolo».
Da sinistra, invece, arrivano le critiche del sottosegretario all’Economia Paolo Cento, poco convinto dalla «troppa retorica» che c’è intorno allo sbarco. «I toni e i modi in cui è stato rappresentato - dice l’esponente dei Verdi - sembrano cedere più alla tentazione di una missione militare che ad una missione di pace». Perplesso pure Alfio Nicotra, responsabile Pace del Prc, secondo il quale «l’idea della diretta Rai sullo sbarco in Libano è infelice». «Ci vuole - dice - discrezione e meno trionfalismo».

E di «inutile eccesso di spettacolarizzazione» parla anche Fabio Evangelisti, vicecapogruppo dell’Italia dei valori alla Camera.

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