E il disavanzo di Roma finisce sotto processo

Il commissario Almunia proporrà di avviare la procedura per deficit eccessivo

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da Roma

I Paesi dell’Unione europea a rischio deficit sono almeno cinque ma intanto si avvicina la procedura di deficit eccessivo per l’Italia. Secondo la Commissione europea il nostro Paese, a partire dal 2003, ha superato il limite del 3% e nemmeno la recente riforma del Patto di stabilità giustifica questa situazione. L’avvio della procedura appare dunque ormai inevitabile. Questo, in estrema sintesi, il contenuto della bozza del rapporto sull’Italia messa a punto dal commissario europeo agli Affari economici, Joaquin Almunia. Al momento, il documento ha già ottenuto il via libera dei funzionari dei gabinetti della Commissione. Lunedì prossimo dovrebbe ottenere l’approvazione formale dei capi di gabinetto per passare al giudizio del collegio presieduto da José Manuel Barroso, che si riunirà martedì a Strasburgo.
Secondo alcune indiscrezioni, il documento è composto da otto pagine nelle quali si sottolinea come il debito pubblico italiano negli ultimi anni «non è sceso a ritmi soddisfacenti». Dal rapporto di Almunia emerge che il superamento del limite del 3% nel disavanzo del 2003 e del 2004, è legato una sola cifra decimale:il deficit è infatti stimato al 3,1%. Uno scostamento che rientrebbe nei parametri stabiliti dalla recente riforma del Patto di stabilità. Ma nelle dure parole di Almunia il dato è però «sufficiente a indicare un deficit eccessivo» nel biennio in considerazione.
Per quanto riguarda il 2005 e il 2006, la Commissione si richiama ai dati che ha diffuso a marzo e che mettevano in risalto un disavanzo rispettivamente del 3,6% e del 4,6%.
Nel documento i funzionari di Bruxelles non possono evitare di analizzare anche la recente riforma del Patto di stabilità che prevede di valutare con maggiore elasticità i bilanci dei Paesi membri. Ma la riforma è di fatto presa in considerazione per escluderne l’applicazione. L’approccio è burocratico: la riforma non è ancora entrata in vigore. Nè Almunia e suoi pensano di utilizzare lo spirito della riforma per interpretare i dati italiani.
Il giudizio del rapporto è dunque che «l’analisi di tutti i fattori rilevanti rinforza l’approccio secondo il quale il deficit italiano deve essere considerato eccessivo e il debito non è sceso in modo soddisfacente negli ultimi anni». Non solo. Il disavanzo del nostro Paese non viene considerato in rapporto allo sfavorevole andamento ciclico. Le cifre non vengono considerate temporaneo né limitate. Il risultato è sempre quello: secondo Bruxelles la difficoltà dei nostri conti pubblici va punita. Inoltre, la bassa crescita non potrà essere considerata per ottenere un trattamento più morbido da parte della Commissione visto e considerato che per il 2003 e il 2004, la crescita è stata positiva.
Anche gli altri fattori introdotti con le nuove regole del Patto di stabilità non vengono considerati validi per giustificare lo sforamento del 3%: la riforma del mercato del lavoro, il decreto sul rilancio della competitività, le misure per il consolidamento del bilancio nei periodi di buona crescita e relativi al periodo 2001-2002, la spesa in ricerca e sviluppo stabile, la sostenibilità a lungo termine dei conti e le interessanti riforme strutturali (come quella pensionistica). Tutti elementi sui quali tra l’altro nelle settimane scorse la Commissione era sembrata approvare le scelte di Roma e decidere di conseguenza.


Dopo l’approvazione della Commissione, il rapporto Almunia è destinato a essere discusso dagli sherpa dei ministri delle Finanze dei Venticinque Paesi aderenti e poi sarà esaminato, ed eventualmente approvato, dall’Ecofin in calendario per il prossimo 12 luglio.

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