E il divorzio diventa una fiera scoppiata

«Non era il momento, ti dico», «e invece ti dico di sì». Lui è seduto sul muretto dell’ingresso dell’albergo e si tiene la testa tra le mani, lei è in piedi che fuma, dritta e risoluta. Avranno trent’anni scarsissimi, lui ha i capelli rigidi di gel che gli stanno sullo scalpo in verticale, come se si fosse pettinato con i petardi; lei è vestita di nero, indossa un paio di ballerine (scarpa delle decisioni definitive), ha qualche ciocca ondulata e stancamente accudita. Dentro, poco prima, hanno sprecato una parola con l’avvocato divorzista, quello che sta al quinto stand e che oggi offre consulenze gratuite. Probabilmente hanno sorvolato su tutto il resto del salone, che in effetti mal si addice a due che stanno banchettando con le loro difficoltà spargendo briciole dappertutto. Lo stand con la rivista online per single (magari ne avranno bisogno tra un annetto), quello con l’agenzia investigativa (di quello forse hanno già usufruito), quello con l’agenzia matrimoniale (l’ultima cosa di cui oggi abbiano voglia), quello con l’esperta di costellazioni famigliari (per questo è troppo tardi) è tutta roba davanti alla quale devono essere passati a sguardo basso e anima vuota. Avevano bisogno dell’avvocato, sapevano di trovarlo lì e ci sono andati. Punto. Però poi, facciamola finita con questo marketing dei separati. Con questo salone dei divorziati. Salgono su un autobus e si allontanano dall’Hotel Marriott di via Washington, in attesa di allontanarsi e basta. Al piano di sotto, c’è di tutto. La pornografia dei cuori infranti, il sexy shop degli amori finiti. Il merchandising della «scoppia».
Forse è vero che quando tutto si sfascia, si ha solo voglia di qualcuno che ti sollevi da chi eri e ti riposi a terra a tempesta finita, in una nuova casa, in un nuovo mondo, con una nuova libreria. Ma vedere in ordine e sistemate in stand tutte le fasi della fine, è una cosa che fa impressione. Per questo, forse, ieri al Marriott di Milano, per «Ex - Punto e a capo», c’erano più addetti ai lavori che cuori infranti, più stampa che «disamorati», più fotografi che malmaritati. Perché la fine di una storia non la vuoi vedere stampata su una brochure. Su un depliant vuoi vedere le foto di un hotel de charme, l’ultimo modello di un phon che non rovina i capelli, la collana completa del tuo autore preferito...
Ieri erano tutti pronti per l’assalto che non c’è stato.
«Qualche kit ce lo hanno chiesto, veramente. Erano solo uomini oggi e tutti a giustificarsi dicendo che era per un amico». Il kit, ovviamente, è quello per l’accertamento della paternità. A richiederlo, normalmente per posta e al costo di quindici euro, sono sia uomini sia donne. Qualcuno rispedisce indietro il «tampone» da analizzare, altri inviano «campioni non standard»: un mozzicone di sigaretta, un bicchiere di plastica in cui si sia bevuta ripetutamente solo acqua, un gomma da masticare rigorosamente senza zucchero perché rovina l’esito dell’analisi. Loro che sono un’azienda piccola e nata nel 2007 spediscono cira cento-centocinquanta kit al mese, le società più grandi arrivano a novemila all’anno.
Sul sito della Fnac (la catena di negozi specializzata nella vendita di prodotti culturali e tecnologici), che da giorni ha lanciato l’iniziativa online sono già arrivate decine di prenotazioni: qui è possibile aprire la «Lista Divorzio». Serve a quelli che se ne vanno senza portarsi dietro niente o quasi. Quelli che vanno a ricominciare altrove, lindi come nuovi. Agli amici spetterà il compito, tramite lista, di risarcirli di cd, televisore, libri e di tutto quello senza cui sono partiti dalla loro vecchia vita.
Poi c’è lo stand per i single che hanno già voglia di ricominciare. Offre un giornale online dove si reperisce qualsiasi cosa utile a quanti inizino a muoversi per il mondo senza pesi: le vacanze in barca a vela, gli speed date, le chat live, l’happy hour (previ corso d’inglese, preferibilmente)... E poi gli altri servizi del salone: la maratona per single (la StraSingle), o le beauty farm scontate in Slovenia, o i massaggi rigeneranti ayurvedici, o la libreria per «mollati» con titoli del tipo Finché divorzio non ci separi, Ex and the city, Come uccidere il marito, Figli sereni di amori smarriti... E c’è la top ten delle canzoni più dedicate agli ex fatta da Radio Number One. I dieci brani più legati al rimpianto e i dieci più legati al rancore, con Lucio Battisti in testa a entrambi i sentimenti: con Mi ritorni in mente e con Nessun dolore.

E poi l’agenzia investigativa che gli imprenditori ingaggiano sperando di dover dare meno soldi alle mogli e che i poveri cristi assoldano per paura delle corna, e anche quando scoprono che sì, ce le hanno, magari non hanno il denaro sufficiente a separarsi. «Eh, no signora. Se suo marito bacia l’amante alla finestra non possiamo fotografarlo, se la bacia sul balcone sì, questione di privacy». E insomma capite bene che se uno sta male, al salone dei divorziati non ci va.

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