E per Dolce&Gabbana la passerella è un reality show

MilanoConnettersi, aprirsi al dialogo interattivo, spalancare le porte dei propri atelier per mostrare cosa c’è dietro il mondo incantato del fashion business e comunicare i valori e l’anima artigianale dei prodotto: lo hanno fatto ieri Domenico Dolce e Stefano Gabbana organizzando per il loro défilé un vero e proprio reality show annunciato da giorni sul loro sito e su Youtube.
In una sala dove assente giustificata era la pedana, da 28 monitor venivano trasmesse in tempo reale le immagini di backstage, gli ospiti in arrivo, le modelle al trucco e soprattutto gli stilisti al lavoro, tra la sistemazione del collo di una camicia e l’ultimo colpo di spazzola sull’abito maschile. Uno show nello show trasmesso via internet e su Fashion Tv.
«Da sempre l’opinione del consumatore indirizza il nostro lavoro percepito come espressione di sicilianità, sensualità, sartorialità», spiegava il magico duo prima di mandare in scena la quintessenza della loro bravura su un remix di «Amado mio» cantata da Rita Hayworth e da Grace Jones. In una sala trasformata in balera non c’erano tangueri madidi di sudore ma modelle che trasudavano sensualità sia quando indossavano impeccabili completi con giacche sartoriali e pantaloni morbidi su babbucce di velluto, sia abiti, gonne, camicie in sovrapposizioni che lasciavano trasparire l’eccellenza delle lavorazioni. Una per tutte: i meravigliosi pizzi all’uncinetto fatti in Puglia.
Sintesi perfetta della storia di Dolce&Gabbana l’uscita finale con l’iconico body detto anche «correttore», rifatto in tessuti stretch a macchia di leopardo, a fiori, in broccato su scarpe slanciate con calzino a rete incorporato. La standing ovation era quasi scontata. Altissima artigianalità anche nella collezione Trussardi 1911 progettata da Milan Vukmirovic per esaltare la fattura manuale di vestiti e accessori. Ispirandosi all’art folk degli indiani d’America lo stilista ha proposto una giacca con migliaia di perline multicolor applicate a mano, così come il pantalone skinny e la borsetta e, in un’ottica safari, l’abito bustier con il tie&dye realizzato a mano.
Magnifiche le nuove borse con pelle effetto denim, lavata tamponata e colorata a mano o zebrata grazie a intarsi di camoscio sfrangiato. Degno di questa straordinaria qualità è il nuovo concept store inaugurato l’altro ieri in piazza della Scala dove il mondo Trussardi raggruppa in un unico ambiente, sia la boutique sia il ristorante insignito di due stelle Michelin. Anche il segreto di John Richmond non risiede solo nel glamour della sua moda cosmopolita ma nella bontà della realizzazione made in Italy. Così ieri si potevano ammirare giacche ricamate con stelle di strass, abiti bustier a mosaico di paillettes, jeans sfrangiati ad arte. Irresistibile: il vestito da sera con il bustino camouflage tempestato di strass e la gonna a strati di chiffon nero magistralmente ripresi.
Per la sua ultima collezione Ferragamo - dalla prossima stagione ci sarà Massimiliano Giornetti direttore della linea uomo - Cristina Ortiz è riuscita a far emergere il pregio delle lavorazioni della maison fiorentina e ispirandosi a un’Africa astratta, ha mandato in passerella tessuti che sembravano coccodrillo e spolverini in pelle lavorata effetto cocco. Singolari le stampe e i rilievi tatuaggio sui tessuti e spettacolare la cartella colori che dal bianco passava al pergamena con punte di giallo limone e di anguria. Artigianali anche le scarpe che sublimavano con i trafori la bellezza dei pellami: caimano, pitone e struzzo. Dunque l’eleganza ha molte facce ma si sostanzia sempre di qualità.


In questo senso Fay ha espresso il meglio presentando nelle sale della Galleria Cardi Black Box, sia il capo icona della stagione, un trench mantella in tessuto manocarta argento, sia il progetto «Double Life», raffinato volume fotografico curato da Martina Mondadori.

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