«Suvvia, un affittino, che vuoi che sia un affittino di un euro al giorno?» Chi si è inventato il balzello, la tassettina, limpostina, come la chiamano già da queste parti, per lasciare soggiornare liberamente rom e sinti nei prati di Prato, la difende con orgoglio. Luomo, cui è venuta lidea e quindi ne va giustamente fiero, è lassessore alle Politiche dintegrazione Giorgio Silli. Ma faccia a faccia, a sbarrargli il passo, si è ritrovato il collega di giunta, Dante Mondanelli. Così i rom, e i loro parenti stretti, sono riusciti, nel caso di specie, non solo ad accamparsi dove volevano e come volevano, ma anche nellimpresa di spaccare unamministrazione comunale. O almeno di provare a farlo. Governata per la prima volta, da sessantanni a questa parte, da una giunta di centrodestra, presieduta dal sindaco-imprenditore Roberto Cenni, Prato ha una gran voglia di rimettere certe cose in ordine, di arginare loccupazione selvaggia di certe aree.
Di lavorare e far lavorare. Tutto qui. Questo, in sintesi, il Silli-pensiero e quello di gran parte dei pratesi. In buona sostanza lassessore Silli ha presentato in commissione una proposta che prevede che ogni sinti o rom, maggiorenne, residente nei quattro campi nomadi della città, debba pagare un euro al giorno al Comune a titolo di concorso alle spese di mantenimento dellarea. Chi si rifiutasse di versare il «canone» (unica deroga allobbligo, le assenze, ma comunicate almeno dieci giorni prima) perderebbe il diritto di risiedere nel campo. Niente di così trascendentale, sembrerebbe. Ma, se era scontato che i Rom dicessero subito che non ci stanno, che non intendono versare alcunché, sembrava meno scontato che in giunta qualcuno avesse delle perplessità. Invece.
Invece lassessore Mondanelli, cui spetterà alla fine il compito di redigere norme e obblighi per i nomadi accampati a Prato, ha già annunciato «che il regolamento non potrà essere in alcun modo punitivo». Eppoi, gli fanno eco ai Servizi sociali «laffittino giornaliero potrebbe venire applicato solo a quei nomadi in grado di avere un reddito». Un reddito da lavoro vero, aggiungiamo e precisiamo noi, visto che il Comune, proprio attraverso lassessorato ai Servizi sociali si prende cura di alcuni di loro con aiutini e sovvenzioni varie. «Certamente - spiega Mondanelli - le misure che il nuovo regolamento conterrà verranno calibrate prendendo in considerazione campo per campo e persona per persona». Quindi via con i sopralluoghi. Mondanelli, assieme ai tecnici, andrà nei campi per verificare in prima persona le condizioni di vita e ligiene mentre lamministrazione comunale, e su questo sembrano tutti daccordo, attraverso un comitato unico vigilerà con maggior attenzione e severità sul problema «lavoro» e sulla frequenza dei bambini nomadi alla scuola. Il problema lavoro significa, secondo la bozza predisposta da Silli, che il nomade che per due volte di seguito rifiutasse lofferta di un lavoro perderebbe il diritto a stare nel campo. Ovvio che i controlli dovranno essere più frequenti ma anche più mirati in questo senso. Venire a capo di questo groviglio di contraddizioni e bizzarrie, per giungere finalmente alla correttezza e alla trasparenza invocata da Silli, sembra un tantino difficile anche per i pratesi che, come ben si sa, a sbrogliare le matasse e a togliere i nodi, per tessere meglio, sono sempre stati i primi della classe. Tanto che il quotidiano Il Tirreno ha deciso di lanciare un sondaggio per catturare gli umori della popolazione. Le mail stanno giungendo copiose. Ne scegliamo una a caso: «Fare pagare i rom? Ingiusto. Deve essere il Comune che li deve stipendiare per tutto quello che fanno per la nostra società. I furti, i taccheggi, la violenza sui loro minori, le aggressioni, la violenza verbale ai semafori, etc. Deve essere in qualche modo ricompensata dal Comune.
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