Massimo Restelli
da Milano
Allepoca della storica scalata a Telecom Italia, il leader dei Ds Massimo DAlema lo aveva definito un «capitano coraggioso» e la condanna in primo grado per insider trading lasciava presupporre che con il rischio, Emilio Gnutti, si trovasse a suo agio ma ieri anche il finanziere bresciano ha iniziato a cedere il passo. Pressato dalla Procura per laffaire Unipol-Bnl, con tre raccomandate Gnutti ha abbandonato i vertici della compagnia assicurativa bolognese, di Mps, di Asm. Cui si è aggiunto in serata laddio alla sua stessa cassaforte: Hopa.
Una mossa ufficialmente collegata alle instabili «condizioni di salute» e alle relative «cure» cui si sottopone il finanziere più noto dItalia ma che segue le dimissioni annunciate mercoledì sera in Via Stalingrado dal presidente Giovanni Consorte e dal vicepresidente Ivano Sacchetti. Se a Bologna e nella multyutility bresciana Gnutti non ricopriva incarichi operativi, differente è il quadro a Siena dove il finanziere, innamorato delle banche al punto da dare vita nel 1979 a Fineco (ora fusa in Capitalia) con altri imprenditori, era stato di recente reintegrato nel consiglio come vicepresidente, malgrado lopposizione in assemblea di alcuni fondi internazionali.
La parola passa a questo punto alla Fondazione Mps di Giuseppe Mussari che ha perso un «alleato». Lepilogo più probabile, per rispettare gli equilibri di governance tra lEnte e i cosiddetti soci privati, appare lingresso in Cda di un altro uomo di Hopa, cui fa capo il 2,3% del Monte. Laffare, tuttavia, si complicherebbe laddove i conti della cassaforte non lasciassero altra scelta che la liquidazione di tutte le partecipazioni: Mussari sarebbe costretto a individuare unaltra sponda per assicurarsi la maggioranza assoluta dellistituto guidato da Pierluigi Fabrizi.
Molto dipenderà dallevolversi della partita in Telecom Italia di cui Hopa detiene il 3,3% vincolato a un patto parasociale con Olimpia, la holding del tandem Pirelli-Benetton che controlla il 18% del gruppo di tlc. Laccordo scade allinizio di febbraio e Marco Tronchetti Provera ha più volte detto di essere pronto a stringere la presa utilizzando il miliardo in cassa alla Bicocca ma, considerando le attuali quotazioni in Piazza Affari, se Hopa decidesse di abbandonare la partita accuserebbe una minusvalenza nellordine dei 500 milioni.
Forse anche per questo l«effetto domino» non sembra avere per ora interessato Olimpia, di cui Gnutti è consigliere mentre il braccio destro Romano Marniga siede in quello di Telecom Italia Media. In entrambi i casi ieri sera non risultava alcuna lettera di addio ma la situazione potrebbe evolvere a ore visto che il finanziere ha già firmato le dimissioni da presidente di Hopa, al cui vertice è atteso Maurizio Dallocchio.
La cassaforte è controllata al 32% da Fingruppo che, tra il probabile «imbarazzo» dei soci, ha nominato ad Diego Rivetti e lavvocato Cesare Vecchio presidente di garanzia in sostituzione di Gnutti (congedatosi qualche settimana fa per linchiesta Antonveneta). La mossa è finalizzata a ottenere dalla Procura il dissequestro della quota Antonveneta che, una volta ceduta ad Abn Amro, assicurerebbe una boccata dossigeno al raider che controlla anche il 5,2% di Asm e il 25,9% di Sorin.
Qualunque sia lesito quella di Gnutti è la storia di un self made man, contraddistinto dalla «velocità» nel carpire le occasioni più ghiotte e dallamore per la finanza «mordi e fuggi», a volte condiviso dagli amici della «razza padana» riuniti nella pasticceria Zilioli di Brescia. Passione per la velocità e gli inseguimenti che il raider travasa in quella per le auto depoca con cui corre la Mille Miglia sfrecciando per le via della Leonessa insieme al figlio dellex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio. Teatrino che ha forse segnato il punto di maggiore notorietà per Gnutti, che racconta senza vergogna di non aver alcuna lettura pronta sul comodino, insieme a quelle passeggiate al termine del Forex con lo stesso Fazio e lex amministratore delegato di Banca Popolare Italiana, Gianpiero Fiorani.
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