Roma - Sindacati costretti a mettersi d’accordo; perché solo chi rappresenta almeno il 50% dei lavoratori potrà proclamare proteste; trattenute in busta paga per chi viola le regole, e poi lo «sciopero virtuale», che evita disagi agli utenti e concentra gli svantaggi sui due litiganti: lavoratori e datori. E altro ancora.
La riforma degli scioperi arriverà quasi integra al Consiglio dei ministri di domani. Le limature sono ancora in corso, ma le linee guida illustrate dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ai sindacati sono confermate. Unico rilevante cambiamento, il campo di applicazione, che è stato ristretto. Non più tutti i servizi pubblici, ma solo i trasporti. È quindi passata la linea dei sindacati. «Negli altri settori i disagi per gli scioperi sono già minimi, mentre nei trasporti c’è effettivamente bisogno di introdurre una regolamentazione», spiega il segretario confederale della Cisl Annamaria Furlan.
L’obiettivo del governo è appunto quello di limitare al massimo i disagi durante le proteste e conciliare il diritto di sciopero con quello dei cittadini a muoversi, oggi compromesso da comportamenti tollerati, ma ai limiti del lecito. È il caso delle proteste indette all’ultimo momento e poi ritirate o delle piccole sigle che - con pochissime adesioni e un po’ di rodata strategia - riescono a bloccare tutto. Per questo la principale novità introdotta dal governo è la soglia della rappresentatività sindacale per la proclamazione, fissata al 50 per cento. Questo significa che le proteste non potranno più essere proclamate da una sola sigla, ma solo da più federazioni tra quelle che contano più iscritti. Le linee guida prevedevano anche un referendum consultivo sullo sciopero come alternativa alla rappresentatività. Ma proprio su questo punto per tutta la giornata di ieri e, probabilmente, anche oggi il governo ha lavorato a cambiamenti. Possibile che alla fine il referendum salti del tutto. Dovrebbe invece restare la adesione individuale preventiva. In altre parole chi vuole scioperare dovrà dirlo prima e permettere così alle aziende di misurare l’entità della protesta. Contro questa misura si sono espressi anche ieri tutti i sindacati, comprese la Cisl e la Uil che in generale approvano la riforma. Eventuali modifiche su questo punto, saranno affidate al confronto con le parti sociali che continuerà, parallelamente all’iter parlamentare del disegno di legge. «Spero che il sindacato resti unito», ha commentato il segretario della Cisl Raffaele Bonanni prevedendo le obiezioni in particolare della Cgil.
La riforma prevede anche un giro di vite sulla revoca dello sciopero, una delle armi preferite dai piccoli sindacati. Il disegno di legge prevede un congruo anticipo, al fine di eliminare i danni causati dall’effetto annuncio. In arrivo anche ulteriori limiti sulle proteste concomitanti. Più difficili anche le proteste che spesso accompagnano gli scioperi nei trasporti, come l’occupazione dei binari o i blocchi stradali, che dovrebbero essere sanzionate severamente. Ipotesi che ha suscitato proteste soprattutto nella Cgil. Il segretario confederale Fabrizio Solari ha denunciato un «tentativo di impedire che il dissenso possa manifestarsi». In generale saranno rese più stringenti le regole già in vigore e sulle quali ora vigila la Commissione di garanzia, che il Ddl punta a trasformare in una Commissione per le relazioni di lavoro. Tra gli strumenti più innovativi, lo sciopero virtuale. In sintesi: il dipendente dichiara l’astensione dal lavoro, ma in realtà presta la sua attività.
A rimetterci in questo caso è lo stesso lavoratore, che perde la paga della giornata, ma anche l’azienda che deve versare a fini sociali una quota come quella del dipendente.
Le norme, una volta approvate definitivamente, andranno applicate e fatte rispettare con le relative sanzioni. Proprio per rendere più stringenti le «multe» ai sindacati e ai lavoratori che violano le regole a tutela dei cittadini, il Ddl ne affiderà la riscossione al Fisco tramite Equitalia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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