E in Francia nasce un nuovo colosso

Vicine alla fusione casse di risparmio e popolari. Sarà il terzo gruppo del Paese

Alberto Toscano

da Parigi

La finanza francese continua sulla via delle fusioni «patriottiche», destinate a far nascere alcuni grandi poli bancari nazionali, in grado di difendersi dalle scalate straniere e di approfittare al tempo stesso degli spazi di liberalizzazione che si aprono in altri Paesi d’Europa e del mondo. È la logica cara al primo ministro Dominique de Villepin, fautore della teoria del «patriottismo economico»: liberismo all’estero e protezionismo a Parigi.
L’annuncio dato ieri ha avuto l’effetto di una bomba: casse di risparmio e banche popolari (per l’esattezza si tratta dei gruppi Caisses d’épargne e Banques populaires) fonderanno le loro attività nel settore dei servizi finanziari e in quello delle banche d’investimento, dando vita a uno dei tre colossi bancari transalpini operanti in questi settori (gli altri due sono il Crédit Agricole e Bnp-Paribas). Il gruppo Caisses d’épargne contribuirà alla fusione con le sue filiali Ixis e Crédit foncier; quello Banques populaires con la società Natexis.
Il nuovo insieme - del valore stimato in almeno 20 miliardi di euro - si chiamerà Natixis e sarà quotato in Borsa a Parigi. Ognuno dei due partner possiederà il 34 per cento del capitale di Natixis. Il 25 per cento sarà flottante di Borsa e il resto potrebbe andare ad «azionisti istituzionali». Restano escluse (per ora) dalla fusione le reti di sportelli dei due gruppi bancari, che continueranno a essere differenziate anche se si tenterà di ridurre la concorrenza tra loro.
Se in futuro la fusione riguardasse l’insieme delle attività delle due banche, nascerebbe un gruppo francese di ben centomila dipendenti: un’autentica corazzata finanziaria.
L’annuncio della fusione è stato dato ieri a Parigi, in una conferenza stampa congiunta, da Charles Milhaud, presidente del direttorio della Caisse nationale des Caisses d’épargne, e da Philippe Dupont, presidente di Banques populaires. Alla festa mancava però un ospite importante, la cui collera rischia oggi di rimettere in discussione l’intero progetto: la Caisse des dépôts et consignations, principale azionista di Banques populaires con una quota del 35 per cento. Avendo oltre la soglia del 34 per cento di una delle banche coinvolte nell’operazione, il gruppo Caisse des dépôts - inviperito per non essere stato consultato in anticipo - dispone di un diritto di veto (“minoranza di blocco”), che potrebbe essere usato all’Assemblea generale di Banques populaires.
La notizia del piano di fusione per dar vita a Natixis ha scatenato una ridda di voci sul destino delle altre banche francesi rimaste indipendenti e in particolar modo della Société Générale: troppo piccola per mangiarsi gli «squali» del settore e troppo grande per essere una facile preda di scalate ostili. Tuttavia l’ipotesi di un’Opa sul capitale di Société Générale, che negli anni scorsi è stata già nel mirino di una rocambolesca iniziativa del genere da parte di Bnp, non è esclusa a priori.
Tra i possibili predatori ci sarebbero banche americane. Al tempo stesso i francesi di Société Générale si guardano intorno in Italia, dove ieri è stata aperta una nuova sede del gruppo a Roma.

In tale occasione Pascal Augé, chief country officier per l’Italia, ha sottolineato l’importanza dell’attuale mercato finanziario della penisola, ma ha anche fatto capire che Société Générale non si lascia condizionare dal comportamento di altre banche transalpine, come Bnp-Paribas, che sta perfezionando la sua conquista di Bnl. Société Générale è presente nel capitale Unicredit e sembra soprattutto orientata a sviluppare le proprie attività e il proprio dinamismo sul territorio italiano.

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