Politica

E il «Gemelli» lo smaschera: non sa di che parla

Il segretario della Quercia attacca il Policlinico: «Non fanno più gli esami per scoprire anomalie genetiche». La replica: «Gli accertamenti? Incrementati e mai sospesi»

da Roma

Piero Fassino si improvvisa esperto di diagnosi prenatale ma prende una cantonata. L’ansia da quorum cresce e nel tentativo di convincere gli indecisi da una parte e dall’altra si tende ad alzare i toni e ad esasperare tutte le tesi. Per i referendari la carta jolly da giocare all’ultima mano per richiamare gli incerti alle urne è la difesa della legge 194 che regolamenta l’aborto. La tesi è che se la legge sulla procreazione assistita non venisse modificata inevitabilmente la 194 verrebbe messa in discussione, cancellata. E allora che cosa escogita Fassino poche ore prima che scatti il silenzio imposto per non influenzare gli elettori? Durante un comizio referendario a Palermo svela che la 194 sarebbe già stata «modificata nei fatti». Ed a dimostrazione di tale inedita tesi spiega. «Al Policlinico Gemelli di Roma - rivela - sono già stati sospesi alcuni esami essenziali per conoscere la dinamica di una gravidanza». Accusa grave ma che comunque non avrebbe a che vedere con la legge ma semmai con le decisioni di un singolo ospedale. Fassino specifica pure che al Gemelli «non si fanno più la translucenza nucale e non si fa più il triplo test: due esami che consentono di scoprire la sindrome down». Dunque accusa circostanziata, precisa e puntuale. Il segretario della Quercia ci va giù duro. «Il fatto che che non si fanno più questi esami rappresenta una riduzione e una manomissione della legge 194. È insomma una riduzione della tutela delle donne». Convincente ed efficace.
Peccato che al Policlinico Gemelli a sentire tale accusa il professor Salvatore Mancuso, per l’appunto direttore del Dipartimento per la tutela della salute della donna e della vita nascente, sia saltato sulla sedia. Mancuso spiega che il centro di Diagnosi prenatale prima di tutto pratica dagli anni ’70 l’amniocentesi ovvero «un vero test di diagnosi prenatale di malattie genetiche, impiegato anche per l’individuazione della sindrome di Down». Esame «mai interrotto anzi incrementato negli anni». Ed è il professor Giovanni Neri, direttore dell’Istituto di genetica del Gemelli, a precisare che «l’amniocentesi è il test elettivo per l’individuazione di anomalie cromosomiche ed è l’unico che dà certezza» mentre gli altri di cui parla Fassino sono «predittivi» e si muovono nel campo delle probabilità. Il professor Mancuso poi aggiunge che il Gemelli «ha scelto di proporre alle coppie in attesa le metodiche più affidabili e scientificamente validate a livello mondiale». E per questo si è scelto di non «utilizzare in modo indiscriminato le metodiche falsate da un’alta percentuale di errori». Ad esempio, prosegue Mancuso, è preferibile proporre lo screening del primo trimestre per le anomalie cromosomiche piuttosto che il tritest (quello di cui parla Fassino) perché il primo risulta esatto nell’80 per cento dei casi ed il secondo soltanto nel 65.

Una scelta nell’ottica di tutelare la salute della donna e del nascituro.\

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