A quasi due anni di distanza dalla sua promulgazione, la legge Maroni sui «buttafuori», ha iniziato a diventare operativa (la scadenza ultima è il 31 dicembre) anche a Genova, con l'istituzione del primo corso di formazione e il conseguente rilascio dei primi diplomi d'idoneità. Le avanguardie genovesi sono stati quattordici, ormai ex, buttafuori che hanno svolto il corso di 90 ore presso l'Asseform di via Cantore, ottenendo - tutti e quattordici - l'idoneità con l'esame dello scorso 7 luglio.
Secondo la prima stesura della legge non potevano partecipare ai corsi tutti i condannati (anche in via non definitiva) per qualsiasi tipo di reato. Dal 30 giugno, però, una modifica alla legge (anche perché sarebbe bastata una banale denuncia per farsi estromettere) ha sancito lo sbarramento solo verso coloro i quali pendano condanne superiori ai tre anni. Cosa cambia con la nuova normativa? Praticamente tutto, a partire dalla denominazione e dal riconoscimento stesso della professione. Quelli che prima erano i buttafuori, ora vengono identificati come «addetti ai servizi di controllo durante gli spettacoli nei luoghi aperti al pubblico», una denominazione che può sembrare solamente più articolata ma che invece fa già capire alcuni cambiamenti importanti.
«Dovremo concentrare il massimo di attenzione nelle operazioni di selezione all'ingresso - ha spiegato Francesco Vincenti, un professionista del settore con 16 anni di esperienza e il diploma conseguito lo scorso 7 luglio con il massimo dei voti. Il primo genovese diplomato -. Nel momento in cui si arriva al parapiglia vuol dire che abbiamo lavorato male». Adesso i nuovi addetti ai servizi di controllo lavorano a stretto contatto con le Forze dell'ordine, hanno l'obbligo di essere registrati in Prefettura e inoltre sono dotati di un tesserino giallo con un codice identificativo. «Finalmente abbiamo un riconoscimento ufficiale e un titolo ben definito - ha osservato Vincenti -. Siamo inoltre anche più responsabilizzati nel nostro modo d'agire dal tesserino identificativo».
Al di là delle operazioni di filtraggio, la nuova figura professionale individuata dal decreto Maroni ha il dovere di acquisire conoscenze specifiche attraverso il corso di formazione. Dalle operazioni di primo soccorso (Bls) con tanto di uso del defibrillatore, a quelle antincendio, passando per lezioni giuridiche, di psicologia e di linguaggio del corpo. «Bisogna sfatare lo stereotipo del buttafuori grande grosso e stupido - ha sottolineato Vincenti -. Adesso servirà avere delle competenze precise per svolgere questo lavoro». Come ogni novità, però, anche il corso di formazione ha denotato qualche falla. «Nonostante il corso sia stato utilissimo, 90 ore sono poche perché servirebbero altre attività come il tirocinio sul campo, nozioni di difesa personale e magari anche un corso d'inglese base - ha suggerito Vincenti -. A livello organizzativo il corso viene gestito dalle Regioni, però le spese (più di 500 euro) sono totalmente a carico del corsista, senza alcun aiuto dagli Enti».
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