E la giovane kamikaze si confessa È il teatro-choc di Francesco Apolloni

La pièce è tratta dal romanzo di Sladjana Stojkovic

E la giovane kamikaze si confessa È il teatro-choc di Francesco Apolloni

Un monologo sulle figlie dell'Islam in bilico tra chador, tradizione, e tritolo. Si intitola Prendimi con te, debutta questa sera al teatro Colosseo ed è un testo che Francesco Apolloni - giovane autore e regista attivo su più fronti (proscenio, piccolo e grande schermo) - ha adattato e ridotto dal romanzo di Sladjana Stojkovic Ultime 24 ore di una kamikaze. Il copione fornisce un’ideale chiave di lettura del fenomeno degli attentati suicidi di matrice islamica che da qualche anno coinvolge sempre più donne. Un fenomeno drammatico che all’indomani degli attentati di Londra e Madrid, anche il cinema e il teatro mettono in scena nel tentativo di esorcizzare la paura delle bombe e, contemporaneamente, provare a chiarire i perché di una scelta così radicale.
«Ho sempre cercato di portare alla ribalta temi forti» spiega Apolloni, il quale dopo aver trasferito in proscenio la realtà di una generazione in bilico tra le lotte di potere (Risiko), esplorato l’amore ai tempi del terrorismo (Angelo e Beatrice), e trovato l’anello di congiunzione tra sesso e omicidi (Animali a sangue freddo ispirato al caso di Pietro Maso), oggi dà voce al silenzioso urlo delle donne palestinesi. «Non potevo non tentare di riflettere su perché tanti giovani decidono di immolarsi» chiarisce l’autore. Prendimi con te è una sorta di videointervista in diretta che svela gli ultimi sette giorni di Samira, reclutata dalla Jihad, pronta a farsi esplodere in nome di Allah. Nel corso del monologo, davanti agli occhi del pubblico, ecco che si materializzano la vita, i ricordi, le angosce, l’insofferenza, e l’odio che avvelenano il cuore della palestinese. «Farsi esplodere è il loro ultimo grido disperato, le bombe sono l’unica arma di cui i palestinesi dispongono in questa guerra.

Eppure confido in una soluzione pacifica. L’unica via percorribile? È il perdono, perché le madri israeliane soffrono come le altre quando un figlio muore» chiosa Apolloni. In scena la diciottenne Mimosa Campironi. Repliche fino al 29 gennaio.

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