Un monologo sulle figlie dell'Islam in bilico tra chador, tradizione, e tritolo. Si intitola Prendimi con te, debutta questa sera al teatro Colosseo ed è un testo che Francesco Apolloni - giovane autore e regista attivo su più fronti (proscenio, piccolo e grande schermo) - ha adattato e ridotto dal romanzo di Sladjana Stojkovic Ultime 24 ore di una kamikaze. Il copione fornisce unideale chiave di lettura del fenomeno degli attentati suicidi di matrice islamica che da qualche anno coinvolge sempre più donne. Un fenomeno drammatico che allindomani degli attentati di Londra e Madrid, anche il cinema e il teatro mettono in scena nel tentativo di esorcizzare la paura delle bombe e, contemporaneamente, provare a chiarire i perché di una scelta così radicale.
«Ho sempre cercato di portare alla ribalta temi forti» spiega Apolloni, il quale dopo aver trasferito in proscenio la realtà di una generazione in bilico tra le lotte di potere (Risiko), esplorato lamore ai tempi del terrorismo (Angelo e Beatrice), e trovato lanello di congiunzione tra sesso e omicidi (Animali a sangue freddo ispirato al caso di Pietro Maso), oggi dà voce al silenzioso urlo delle donne palestinesi. «Non potevo non tentare di riflettere su perché tanti giovani decidono di immolarsi» chiarisce lautore. Prendimi con te è una sorta di videointervista in diretta che svela gli ultimi sette giorni di Samira, reclutata dalla Jihad, pronta a farsi esplodere in nome di Allah. Nel corso del monologo, davanti agli occhi del pubblico, ecco che si materializzano la vita, i ricordi, le angosce, linsofferenza, e lodio che avvelenano il cuore della palestinese. «Farsi esplodere è il loro ultimo grido disperato, le bombe sono lunica arma di cui i palestinesi dispongono in questa guerra.
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