RomaUno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici. Alt. E quei due laggiù? Vabbè, dodici, tredici. Tiè, quattordici, quindici. In ogni caso, non è possibile, abbiamo sbagliato indirizzo. Ma sono le sei del pomeriggio, siamo in orario, possiamo rimediare. Chiediamo allora ad un agente che staziona in piazza Montecitorio: «Scusi, dove si tiene la manifestazione dei girotondini?». «Lì davanti, oltre le transenne». «No, guardi, intendevo quella del senatore Idv Pancho Pardi, quella per sfiduciare il premier corruttore». «Mi dia retta, è lì». Mannaggia, ha ragione.
Sì, Pardi cè, senza giacca, camicia a righe e cravatta scura. Accanto a lui un uomo-sandwich, pronto ad elencare le stragi di Stato. Poco più in là una signora in bianco, con in mano una busta per gli acquisti Gucci, sulle spalle un cartello interrogativo: «Fino a quando Mister B. abuserai della nostra pazienza?». Occhio, non è Mister Bean. E si capisce quando compare il volto di Silvio Berlusconi con dedica: «Buffone, fatti processare». Si va avanti con una rassicurazione del Cavaliere: «Renderò questAula un bivacco di tacchini e capponi».
Ma tantè. La gente è poca, le telecamere abbondano. E il dipietrista, al cellulare, si fa sfuggire: «Siamo pochissimi, ma sapevamo che era un ballon dessai». Come dire, volevamo sondare il terreno. Già. Ma nessuno, tranquilli, ne fa un dramma. Passano turisti in ciabatte, un tifoso spagnolo con bandiera del Barcellona. E a rincuorare ci pensa Furio Colombo, deputato Pd, che si ferma a dire la sua: il premier dovrebbe dimettersi. Sintromette il dipietrista: «Guarda, Furio, loro sono di Liberacittadinanza, gli eredi dei girotondi». «Bene e non preoccupatevi se siete pochi», incalza lex direttore dellUnità, che ricorda: «La prima volta che ho incontrato Martin Luther King anche noi eravamo undici, ma lultima invece cinquecentomila...».
Insomma, cè speranza. E allora, a caccia di cittadini e deputati da sensibilizzare sulla sentenza Mills. E non importa se qualcuno svicola via, nonostante il rassicurante urlo: «Non si preoccupi, non siamo delle Iene...». Barbara Pollastrini ci sta. Ma la democratica andrà via scocciata. Daltronde, si accusa pure il Pd, che non lotta e non eliminò il conflitto dinteressi del Cavaliere. «Anche noi facciamo opposizione e siamo indignati, ma dobbiamo essere tutti modesti», tuona lex ministro prodiano. Si va avanti per un paio dore circa. E si esulta quando un onorevole cade nel tranello: «Il nome di un giudice politicizzato? Non ve lo dico, tengo famiglia e non posso mettermi contro il sistema».
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